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Mondiali in Qatar 2022

Stramaccioni presenta il Qatar: “Multavo i calciatori ma se ne fregavano, sono tutti ricchissimi”

Andrea Stramaccioni, da un anno e mezzo allenatore dell’Al-Gharafa in Qatar, racconta a Fanpage.it quale contesto troveranno squadre e tifosi in arrivo per gli imminenti Mondiali: preparativi, strutture, stranezze e retroscena.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Un italiano in Qatar, lì dove non ci sarà la nostra Nazionale per i Mondiali. È la storia di Andrea Stramaccioni, da un anno e mezzo allenatore dell'Al-Gharafa, club qatariota con il quale si è tolto diverse soddisfazioni. Nel suo passato il debutto da giovanissimo sulla panchina dell'Inter, poi le esperienze con Udinese, Panathinaikos, Sparta Praga e Esteghlal, in Iran, esperienza breve ma intensa. Un principio di giro del mondo che l'ha portato a fare tappa in Qatar proprio nei mesi più caldi dell'organizzazione della Coppa del Mondo. Stramaccioni ha vissuto l'avvicinamento ai Mondiali da una posizione privilegiata e racconta a Fanpage.it l'atmosfera che si respira a Doha e dintorni: preparativi, attesa, retroscena su com'è il calcio vissuto in Qatar.

Stramaccioni, come si sta vivendo l'attesa dei Mondiali in Qatar?
"È qualcosa di veramente incredibile, stiamo parlando del primo Mondiale invernale della storia del calcio in un posto poco più grande di Torino, che si appresterà a ricevere 32 squadre e 32 tifoserie. Una città che da anni prepara questo evento ed è stata un cantiere fino a poco tempo fa. Ora è tirata a lucido con gigantografie dei grandi campioni su ogni grattacielo".

A livello di infrastrutture i tifosi che arriveranno lì cosa si devono aspettare?
"Questo è un paese che chiama i top in ogni campo, da ogni parte del mondo. Ci saranno otto stadi costruiti solo per il Mondiale: non sono di proprietà dei club, tranne uno, ma fatti ad hoc per l'evento. Sono strutture all’avanguardia, hanno aria condizionata e attrezzature di ultima generazione. La cosa che mi ha colpito è una sorta di trenino, una metropolitana emersa, che connetterà gli otto stadi. Praticamente esci dal tuo stadio, sali sul treno e vai a vedere un’altra partita: potresti vedere 3-4 incontri al giorno. Il tifoso sarà sempre accompagnato, dall’aeroporto allo stadio".

E a livello calcistico il Qatar come si presenterà?
"Ovviamente non può competere per la vittoria, ma attenzione: il Qatar è l’attuale campione d’Asia. Non può presentarsi come una squadra che può lottare con le grandi nazionali, ma non è sicuramente la squadra materasso.  Sono in ritiro da giugno e si presenteranno al Mondiale quasi come una squadra di club. I miei giocatori, ad esempio, sono mancati per tutto il campionato. Esiste un gap tecnico oggettivo e sono in un girone difficile con Olanda e Senegal, ma c’è entusiasmo e tanta attesa per l’esordio contro l'Ecuador, unica partita in programma quel giorno, proprio perché vogliono che tutti gli occhi siano su quella sfida".

In questi anni si è trovato a gestire situazioni strane in Qatar?
"Qualcosa di simpatico è successo sugli orari, che in Italia per noi sono sacri. Qui invece sono stato costretto ad adottare il pugno di ferro e fare tante multe. Poi mi sono accorto che qua tutti i calciatori sono ricchissimi e se ne fregano. Ne parlai allo sceicco: ‘Questi arrivano in Maserati e in Lamborghini, le multe non gli fanno niente'. E allora ho iniziato a metterli fuori squadra. Probabilmente c'è ancora una mentalità da formare. Ma lo racconto con il sorriso, ringrazio tutti i calciatori che ho avuto e che hanno condiviso con me questa bellissima esperienza".

Sul piano dei diritti umani, per quella che è la sua esperienza, sta vedendo un cambiamento?
"L’ottenimento del Mondiale da parte del Qatar ha portato una serie di verifiche e adattamenti a molte normative di tutela dei diritti dei lavoratori, che è stato il grande tema di cui si è parlato. Mi piace vedere questa occasione come qualcosa che abbia portato il Qatar sotto una lente d'ingrandimento, favorendo così il raggiungimento di tanti piccoli adeguamenti a situazioni che in precedenza erano critiche".

Lei è stato in Iran. Anche lì è un momento storico importante sul piano dei diritti umani.
"Quando ero lì ho vissuto il dramma di Sahar Khodayari, una nostra tifosa (ha pagato con la vita la rivendicazione del diritto ad assistere ad una partita di calcio in Iran, ndr). Ricordo quel bruttissimo episodio per cui ho ancora la pelle d’oca: si diede fuoco e le ustioni la portarono a morire in ospedale. Ora la federcalcio iraniana è obbligata, nelle partite casalinghe, a riservare un’area per le donne, che prima neanche potevano accedere allo stadio. Spero che anche la visibilità del calcio, magari attraverso calciatori importanti che si stanno facendo portatori di certi messaggi, possa quantomeno favorire un miglioramento della situazione in Iran. Io ero lì, le ho vissute e sono situazioni molto pesanti".

E dopo i Mondiali? Cosa ne sarà del calcio in Qatar?
"I Mondiali finiranno a metà dicembre e nel 2023 inizierà la Coppa d’Asia, motivo per cui il nostro campionato sarà nuovamente sospeso. Qualche luce dopo l'evento si spegnerà, in termini di investimenti. È normale, hanno ottenuto ciò che volevano. Avere Mondiali e Coppa d’Asia nello stesso anno penalizzerà ovviamente il campionato. Noi sapevamo questa cosa e l'abbiamo accettata con grande serenità. Per quanto mi riguarda questa in Qatar è stata una grandissima esperienza professionale, una soddisfazione umana e culturale accompagnata da grandi risultati. Ora farò i Mondiali per la Rai e poi tornerò in Italia, oppure ovunque dovesse portarmi un'altra esperienza".

Nella squadra Rai ci sarà anche Cassano con la Bobo TV. Cosa successe con lui all'Inter?
"Ero giovane e l’Inter è una piazza non facile. Cassano è stato un grandissimo talento, un campione. I primi sei mesi convinsi il presidente a prenderlo dal Milan perché per me aveva delle qualità incredibili. Purtroppo dopo siamo stati messi uno contro l’altro da situazioni esterne. Probabilmente ora non arriverei a un punto del genere. Antonio è un istintivo e avrà avuto le sue ragioni per pensare in un modo, così come io in un altro. Eravamo due ragazzi cresciuti per strada. Ma sono cose che nel calcio succedono. Tendo a ricordare quelle belle".

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All'Inter ha incrociato anche Icardi. Si aspettava questa parabola discendente?
"A lui sono molto legato. È stato un obiettivo mio e di Branca e Ausilio nel momento in cui stavamo pianificando la stagione successiva e lui segnava alla Sampdoria. La verità è che non è facile emergere nell’ambiente PSG e questo non è successo solo ad Icardi. Non è una squadra, ma una all star. Secondo me a Mauro non ha fatto bene stare in una squadra in cui era solo il primo cambio. Lui è un leader, deve avere continuità, vive per il gol. Non è facile quando perdi un pochino il contatto con la titolarità. Spero per lui che possa superare il momento più difficile della sua carriera".

Com'è la Serie A vista dal Qatar?
"Il Napoli è strabiliante. Spalletti è il mio maestro, il primo allenatore che ho avuto nel settore giovanile della Roma. Per me lui è il top e lo ha già dimostrato. Questa squadra che si presta fedelmente e ciecamente alle sue idee mi ricorda la Roma delle 11 vittorie consecutive. Sono molto legato ad alcuni ragazzi come Politano, Meret, Zielinski e parlano tutti in maniera entusiasta del mister. Credo che in questi momenti anche Napoli come città possa dare una spinta in più. Secondo me però Milan e Inter non si possono tralasciare: una tra queste tre vincerà lo Scudetto".

E Stramaccioni dove sarà?
"Oggi voglio godermi il Mondiale qui e non vedo l’ora di vedere tanti campioni insieme. Lavorando con la Rai sarà occasione di aggiornamento e approfondimento. Poi si vedrà".

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