Stefano Colantuono a Fanpage.it: “Atalanta da scudetto. Serie C? Tanti club rischiano di sparire”
Il nuovo ruolo da direttore tecnico della Sambenedettese, il club che l'ha lanciato come allenatore. La favola Atalanta, in cui è stato uno dei tecnici più longevi e il primo allenatore di Akpa Akpro in Italia, il centrocampista della Lazio arrivato in quella che era la sua Salernitana, quasi in punta di piedi e che ora si sta consacrando anche in Serie A con la squadra di Simone Inzaghi. Stefano Colantuono ha parlato in un'intervista a Fanpage.it nel giorno del suo compleanno. In primo piano, ovviamente, anche il tema del Covid-19 nel calcio e le difficoltà vissute in questo momento dai club di Lega Pro rispetto a Serie A e Serie B: "Ad oggi tanti club rischiano di sparire, il sostegno economico alle società di Serie C va rivisto".
Direttore tecnico alla Sambenedettese, che tipo di calcio c'è in C e qual è la situazione attuale con il Covid-19?
"La scelta di tornare alla Sambenedettese, che è la società che mi ha lanciato da allenatore e la città in cui vivo, è arrivata dopo la chiamata di un presidente con le ambizioni che vorrebbe rilanciare il calcio qui per tornare nelle categorie importanti. Mi ha chiesto un aiuto, l’ho ritenuto un progetto intrigante e costruire a me è sempre piaciuto. Ho accettato questo ruolo a 360°. Per quanto riguarda le difficoltà del Covid-19, invece, sono le stesse, così come i protocolli, anche se le difficoltà sono tante, i giocatori vanno tamponati sempre. Insomma quello che succede in Serie A e in Serie B con la differenza che la Lega Pro ha dei costi mostruosi che in A e B riescono a sostenere con i diritti tv, in C invece no.
Ci sono poche risorse, noi spendiamo tanti soldi per fare i tamponi. La Lega Pro, oltre a qualche sponsor, le uniche entrate disponibili che ha sono quelle del pubblico e noi, essendo una piazza con molto seguito, non possiamo sfruttarla. Sono infatti previste solo 1000 persone allo stadio. È un peccato perché ci sono club molto blasonati nel nostro girone e nell’altro, quello del Sud. Piazze importantissime che portano tanti tifosi la domenica ma che da questo punto di vista non sono aiutate. Così è chiaro che si rischia grosso perché poi ogni anno in Lega Pro spariscono sempre tante società. Il sostegno degli aiuti andrebbe rivisto".
Da Denis lo scorso anno a Maxi Lopez quest'anno. Come si gestisce un big in C?
"Si gestisce alla stessa maniera perché sono giocatori che hanno accettato di calarsi in queste realtà, che sono realtà importanti. Denis l’ha fatto a Reggio Calabria, Maxi lo sta facendo a San Benedetto. Loro sanno benissimo cosa fare. Lo vedo Maxi allenarsi, la domenica, si è calato benissimo in questa categoria, in questa piazza. Ma alla fine il calcio è uguale da tutte le parti.
Una volta che entri nel rettangolo verde poi non pensi alla categoria, ma solo a giocare a calcio e farlo bene e cercare di portare più avanti possibile la tua squadra. In queste categorie poi se vieni con quella mentalità di dettare legge perché hai giocato in altri palscoscenici, finisci soltanto per fare brutta figura. Il calcio qui poi è molto competitivo. È un campionato interessante, te lo devi guadagnare sul campo".
Cosa c'è dietro il successo dell'Atalanta? Cosa c'è che non sappiamo?
"Io penso che la cosa sia meno complicata di quella che si possa pensare. Con Percassi ha cambiato marcia, il suo avvento ha permesso al club di fare un balzo clamoroso in avanti. È una big a livello europeo grazie ad un lavoro di costruzione, senza fretta, senza ottenere subito risultati, partendo dal consolidamento della categoria. Già quando c’ero io con il presidente si parlava inizialmente di programmare un discorso improntato al consolidamento della categoria.
E solo facendo questo puoi poi pensare di raggiungere questi risultati. E ci riuscimmo pur partendo in due campionati con la penalizzazione, ma riuscimmo a consolidarci. Poi chiaramente l’avvento di Gasperini ha cambiato tutti gli scenari, ha fatto la differenza creando una macchina difficilmente replicabile. Un qualcosa di irripetibile e inimitabile".
Si aspettava che Percassi potesse realizzare tutto questo in così poco tempo?
"Sì, certo che me l’aspettavo, ho vissuto con loro 5 anni e ho visto come lavorano, che tipo di mentalità hanno. Non mi aspettavo che arrivassero tra le migliori squadre d’Europa, ma che nel nostro campionato riuscissero a raggiungere un clamoroso salto in avanti questo ne ero più che certo. Poi è arrivato Gasperini ed è cambiato il mondo".
É giusto parlare di scudetto per l’Atalanta?
"Certo, si può parlare di scudetto. L’Atalanta è una delle candidate più che mai. È a livello delle squadre che si giocheranno le parti alte della classifica come Juventus, Inter, Napoli, Milan, Lazio".
Ha lavorato con Lotito e la Salernitana, come è stato lavorare con un presidente che gestisce due club così importanti?
"Nessuna differenza da altre occasioni. Lotito era la proprietà insieme a Mezzaroma, stava vicino, ma avendo anche la Lazio si dedicava in maniera importante anche ai biancocelesti, ma stava con noi, ci sosteneva con la sua presenza. Nessun tipo di problema".
Akpa Akpro l'ha allenato a Salerno, ora il gol con la Lazio in Champions. Può essere l'ennesima scommessa vinta di Tare?
"Sì. Lui arrivò alla Salernitana nel mercato di gennaio quando c’ero io come allenatore. Intanto parliamo di un giocatore che non è un illustre sconosciuto, ma un giocatore che ha vinto una Coppa d’Africa, ha fatto un Mondiale, ha giocato più di 100 partite nella Ligue 1 francese, quindi un giocatore che c’aveva alle spalle già un’esperienza importante. Io mi ricordo quando noi lo prendemmo che aveva dei problemi a livello fisico da superare. Però mi ricordo che il giocatore a Perugia fece una partita mostruosa infatti io alla dirigenza dissi che questo giocatore, stando così, non c’entrava nulla con la categoria.
Un giocatore straordinario per quelle che sono le sue caratteristiche. L’anno dopo l’ho ritrovato. Un giocatore che ci può stare tranquillamente nella rosa della Lazio e poi soprattutto la cosa che risaltava molto in lui, era l’aspetto morale di questo ragazzo, molto educato e professionale, d’altri tempi. Mi piaceva molto scherzarci con Daniel proprio perché era sempre un ragazzo molto positivo".
Quanto è complicato fare l’allenatore nell’epoca del Covid-19?
"Molto, ma forse lo è stato ancor di più dopo il lockdown, alla ripresa, quando non c’erano riferimenti e si doveva reinventare tutto da capo. Ora diciamo che il campionato è partito in maniera normale, è chiaro che ci si ferma quando qualche giocatore risulta positivo. A quel punto devi pensare che è come se avessero avuto un infortunio muscolare. Diventa un problema invece se accade in grande numero come successo al Genoa. Bisogna organizzarsi. I club che possono contare su un buon vivaio ovviamente in questo caso possono essere avvantaggiati".
Scudetto, Champions e retrocessione: quale sarà la classifica finale di A per Colantuono?
"Per lo scudetto dico sempre le squadre di cui parlavamo prima. Per quanto riguarda la retrocessione ci sarà un gruppo di squadre, mi viene da pensare alle neopromosse più forse qualche sorpresa che possiamo trovare nella parte bassa della classifica. Ma il campionato è appena iniziato, c’è ancora tanto da fare".
E chi può essere promosso dalla B?
"In B la Salernitana ha fatto una buona squadra, poi è normale che le retrocesse dalla A possono vantare il paracadute che gli garantisce la possibilità di poter spendere di più e quindi vanno sempre considerate come possibili candidate alla promozione. Ci metterei anche la Reggina che ha fatto una buona squadra, tra le sorprese, così come il Monza che ha investito tanto. Ma anche il campionato di B è un campionato interessante ed equilibrato".
L’obiettivo resta quello di riportare la Sambenedettese in Serie B?
"Io, con l’allenatore e tutto il club, avremo la possibilità quest’anno di aiutarci tutti insieme per riuscire a raggiungere qualcosa di importante con la Sambenedettese".