Stangata su Mourinho, squalificato per “insulti e minacce” all’arbitro
José Mourinho è stato squalificato dal giudice sportivo per due giornate a cause delle offese rivolte all'arbitro durante l'ultima partita di campionato con il Torino. L'atteggiamento sopra le righe questa volta gli è costato caro, oltre cartellino rosso preso da Rapuano per le proteste accese (anche) nei confronti del quarto uomo.
Nemmeno è bastata l'ammissione di colpa nel dopo gara per evitare un provvedimento del genere: "L'espulsione è giusta, le cose che ho detto all'arbitro meritavano il cartellino rosso – ha ammesso l'allenatore a caldo -. Ho parlato con lui dopo la partita e mi sono scusato".
La vicenda, però, non finì lì… dinanzi ai microfoni Mou lasciò intendere che sarebbe stato meglio per lui (onde evitare guai peggiori) tacere su alcune questioni relative all'incontro e alla direzione degli ufficiali di campo. "Della sua prestazione… della sua ipotetica influenza sullo sviluppo della partita non voglio parlare".
Cosa ha fatto? Le motivazioni spiegano bene cosa è accaduto verso la fine della ripresa, in un momento abbastanza turbolento della partita, con la Roma impegnata nella rimonta e nel disperato tentativo di evitare una sconfitta sanguinosa: "per avere al 44° del secondo tempo, entrando sul terreno di gioco, contestato una decisione arbitrale assumendo un atteggiamento minaccioso nei confronti dell'arbitro e rivolgendo ripetutamente allo stesso un epiteto gravemente offensivo".
Calendario alla mano, il tecnico portoghese non sarà in panchina alla ripresa della Serie A né il 4 gennaio (match in casa contro il Bologna) e, cosa più importante, nemmeno l'8 gennaio quando i giallorossi saranno a San Siro per una gara delicatissima contro il Milan.
Tra i provvedimenti del giudice sportivo spiccano anche le ammende salate inflitte all'Inter e all'Atalanta: 12 mila ai nerazzurri "per avere suoi sostenitori, al 46° del primo tempo, intonato ripetutamente un coro insultante nei confronti dell'allenatore della squadra avversaria" oltre al lancio di un petardo diretto verso il settore ospiti; 8 mila euro agli orobici "per avere suoi sostenitori, al 19° ed al 43° del secondo tempo, intonato ripetutamente un coro insultante nei confronti di un calciatore della squadra avversaria".