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St.Pauli torna in Bundesliga, tra calcio e politica: “Viviamo i nostri valori, non lo facciamo come slogan”

Il St. Pauli è tornato in Bundesliga dopo tredici anni e Fanpage.it ha fatto un breve viaggio all’interno di uno dei club che riesce a coniugare lo sport e l’impegno sociale e politico in maniera encomiabile.
A cura di Vito Lamorte
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Il St. Pauli dopo tredici anni tornerà a giocare in Bundesliga. La squadra di Fabian Hürzeler ha vinto il campionato di 2.Bundesliga e così i Kiezkicker sono tornati nel massimo torneo calcistico tedesco. Il club dell’omonimo quartiere popolare di Amburgo si è assicurato la promozione battendo in casa per 3-1 l’Osnabruck e al Millerntor-Stadion è partita una festa che in tanti aspettavano da anni.

Il St.Pauli ha disputato un campionato straordinario, chiuso con 20 vittorie, 10 pareggi  e 5 sconfitte; lasciandosi alle spalle l'Amburgo, i rivali di sempre; e portando avanti le sue battaglie sociali e politiche. Sì, perché questo club è la è la dimostrazione che si può avere una coscienza politica e guardare una partita di calcio allo stesso tempo, non mettendo in contraddizione i due campi e, anzi, portando avanti reciproche e positive contaminazioni.

Il club ha sempre portato avanti campagna contro il razzismo e contro l'omofobia, si è mosso al fianco dei movimenti LGBT ed è sempre attentissimo alle dinamiche sociale e della solidarietà. Nato nel 1919, dagli anni '80 ha fatto sua ujna forte matrice antifascista e vietò l’ingresso allo stadio ai gruppi di estrema destra. Per anni allo stadio Millerntor c'è stato uno striscione appeso: "Niente calcio per i fascisti".

Negli ultimi anni hanno lavorato tanto sul fronte delle battaglie dei diritti e dell'accoglienza dei migranti, sia con operazioni e raccolte fondi che con la creazione del ‘Lampedusa St. Pauli' ad Amburgo nel 2013. "I rifugiati sono i benvenuti", questo un altro striscione famoso sempre presente nello stadio del St.Pauli.

A Fanpage.it Patrick Gensing, portavoce del FCSP, che ci ha raccontato in che modo è possibile coniugare l'aspetto sportivo e quello sociale e politico in un club così importante del calcio tedesco.

Cosa significa per voi tornare in Bundesliga dopo più di dieci anni?
"È un enorme successo per l'FC St. Pauli. Siamo un club gestito dai suoi membri. Non una società per azioni o un club che ha esternalizzato il suo calcio. Siamo un club politico che difende i propri valori e dimostriamo che il calcio di successo e l’impegno sociale possono coesistere insieme. La nostra promozione è la prova che un calcio diverso è possibile".

La rivalità con l'Amburgo è molto sentita: quanto vi rende orgoglioso essere in Bundesliga e vederli in 2.Bundesliga?
"Ci definiamo attraverso noi stessi, non differenziandoci dagli altri. Allo stesso tempo, però, è qualcosa di speciale che l'FC St. Pauli ora giochi una categoria superiore all'HSV. Perché l'HSV è ancora un club con un grande potenziale. Non vogliamo essere riluttanti, siamo semplicemente felici del nostro successo".

Avete sempre lavorato molto per il sociale con iniziative su tutti i fronti: come riuscite a mettere insieme l'aspetto sportivo e quello fuori dal campo?
"Entrambi appartengono al St. Pauli. Vogliamo un club con ambizioni chiare, sia in termini di sport che di progetti sociali. Usiamo il palco del calcio per promuovere le nostre idee. È, quindi, importante creare le migliori condizioni per il calcio. Questo ci aiuta anche a raggiungere ancora più persone".

Responsabilità sociale, impegno politico, tolleranza e rispetto: come portare avanti questi valori?
"Cerchiamo di vivere questi valori ogni giorno, non solo di portarli in giro come slogan. Solo tolleranza è un termine con il quale non ci identifichiamo al 100%, perché non siamo tolleranti verso le persone intolleranti. Vogliamo un club e uno stadio in cui tutti si sentano a proprio agio e al sicuro e possano semplicemente essere quello che sono. Chiunque pensi di dover denigrare gli altri non sarà tollerato da noi”.

Siete stati attaccati da più parti per la vostra posizione sul conflitto israelo-palestinese dopo il 7 ottobre: qual è la vostra risposta?
"I nostri ultras sono da anni strettamente legati all'Hapoel Tel Aviv, club di tifosi di sinistra e antirazzisti, attraverso la rete Alerta. L'Hapoel è stato ospite l'estate scorsa al MIllerntor per una partita amichevole. Dopo il massacro del 7 ottobre nel sud di Israele, in cui sono state uccise più di 1.200 persone, si sono verificate violenze sessuali e molte persone sono state prese in ostaggio, tra cui membri e tifosi dell'Hapoel, abbiamo espresso le nostre condoglianze, soprattutto all'Hapoel. Per noi questo è ovvio e un segno di umanità. Questo cordoglio è stato interpretato da alcuni (ma non da tutti) come un posizionamento nel conflitto in Medio Oriente. Ci sono prospettive e opinioni diverse su questo conflitto nella nostra organizzazione e le rispettiamo. Generalmente facciamo appello alle discussioni faccia a faccia invece di parlare sui social media. L’argomento era presente principalmente sui social, il che non ha aiutato a oggettivare le discussioni".

È vero che vi producete la maglia in maniera autonoma: cosa vi ha portato a questa decisione e come lo fate?
“È stato così fino a questa stagione. PUMA sarà il nostro fornitore dal prossimo anno. Abbiamo sviluppato la nostra collezione DIY (basata sul vecchio adagio punk "DIY-do it yourself") per soddisfare i requisiti speciali del commercio equo e sostenibile. Questa esperienza ci ha aiutato a realizzare le nostre idee nell'accordo con PUMA".

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St. Pauli è un vero e proprio brand oltre il calcio, e negli ultimi anni si è trasformato in un brand cult come pochi al mondo. Come avete fatto.
"L’FC St.Pauli non è solo calcio. I tifosi hanno sviluppato questa immagine negli ultimi decenni, non è il risultato di una strategia di marketing. Come club, quindi, cerchiamo sempre di raccogliere e sviluppare gli impulsi dei nostri soci e tifosi. Dobbiamo però anche prestare molta attenzione a vivere i nostri valori. La credibilità è il nostro bene più prezioso; non dobbiamo danneggiare il marchio St.Pauli facendo cose che contraddicono i nostri valori”.

Il St.Pauli ha una sorta di ‘autenticità sportiva' e permette alle persone di identificarsi con il club indipendentemente dalle vittorie in campo. Quale potrebbe essere il prossimo passo?
"Non vogliamo solo essere “contro”, vogliamo anche essere creativi. E vogliamo anche avere successo. Per molto tempo il St. Pauli è stato considerato un “simpatico club di perdenti”, un perdente permanente. Ma il club sta crescendo e noi vogliamo essere attivi e migliorare il mondo e il calcio. E vogliamo incoraggiare le persone a diventare attive e a impegnarsi. Ci sono tanti volontari dentro e intorno al club, questa è la base che caratterizza l'FC St. Pauli. Siamo una comunità che ha valori comuni. Portiamo queste convinzioni in tutti gli ambiti della vita. E ora lo faremo anche in Bundesliga".

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