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Spogliatoio dell’Italia spaccato: la maggioranza è contro l’inginocchiarsi per la lotta al razzismo

I giocatori dell’Italia hanno discusso fino a notte fonda circa una posizione unitaria da assumere nei confronti del gesto antirazzismo dell’inginocchiarsi prima del fischio d’inizio delle partite agli Europei: diverse le anime dello spogliatoio azzurro, alla fine ha prevalso la maggioranza. L’Italia non si inginocchierà di sua spontanea volontà, ma se lo faranno gli altri aderirà.
A cura di Paolo Fiorenza
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Prima di tutto le certezze: stasera Italia ed Austria scenderanno in campo nello stadio di Wembley a Londra per giocare gli ottavi di finale degli Europei, arbitro l'inglese Anthony Taylor. La vincente affronterà poi nei quarti chi verrà fuori dalla sfida tra Belgio e Portogallo, in programma domani a Siviglia. La seconda certezza riguarda il protocollo relativo al gesto anti razzismo di inginocchiarsi prima del fischio d'inizio del match: ad ora nessuna richiesta è stata fatta né dalla Federcalcio italiana, né da quella austriaca, ma questo non significa che le cose non possano cambiare da qua a stasera. Basterebbe, qualora ci fosse la volontà, di avvisare il direttore di gara un'ora prima della partita.

Neanche l'Austria lo ha fatto ancora, nonostante ieri un equivoco nella traduzione della conferenza di Alaba avesse inizialmente fatto pensare che la Nazionale allenata da Franco Foda avesse già deciso di inginocchiarsi stasera a Wembley. Ed invece no, almeno per il momento, anche se il nuovo giocatore del Real Madrid ha comunque annunciato che gli austriaci rifaranno il gesto – dopo il precedente in amichevole contro l'Inghilterra del 3 giugno scorso – senza precisare tuttavia quando.

La mancata adesione dell'Austria al gesto simbolo del ‘Black Lives Matter' è stata ieri sera un ciambellone di salvataggio per il balbettante Bonucci presentatosi in conferenza in rappresentanza dello spogliatoio azzurro, visto che ha potuto ‘spostare' il problema sotto il tappeto, senza articolare alcuna posizione né spiegare ragioni, motivi, sentimenti, come ci si aspetterebbe da eroi sportivi del nostro tempo che agiscono e parlano da un pulpito che ha massima risonanza soprattutto presso i più giovani.

"Ne parleremo tutti assieme stasera in hotelha detto il vicecapitano della Nazionale italianase verrà fatta la richiesta ne parleremo… se c'è da parte di tutti quanti la voglia e l'idea di fare un gesto contro il razzismo". Il punto è che la richiesta sarebbe dovuta partire proprio dai giocatori e non – come fa capire l'impacciato Bonucci – essere una scomoda questione posta sul loro tavolo da qualcun altro. Se dunque neanche l'Austria ha anticipato la richiesta di compiere il gesto – nè alcun altro ha titolo per farla ‘dall'alto' – ecco che gli azzurri si sono trovati sollevati da un impaccio che in quel momento rischiava di diventare senza uscita, a meno di non fare qualcosa di profondamente umano: prendere una decisione, schierarsi su un tema che è in tendenza ovunque sui social e disegna in maniera ineludibile il presente della nostra vita.

Un momento di grande imbarazzo che è stato acuito dalla condotta del responsabile della comunicazione azzurra, che ha provato a stoppare le domande sulla questione: una censura al grido di "qua si parla solo di calcio" che fa capire come il problema sia non solo nei fatti, ma anche nelle parole, nel volere eludere – a partire dall'alto – qualcosa che non si può mettere da parte come un fastidio. Perché è una cosa seria.

"Ne parleremo tutti assieme" e se ne è parlato fino a notte fonda nell'albergo dell'Italia, come racconta il ‘Corriere della Sera', che spiega come al termine della riunione sia prevalsa la volontà della maggioranza del gruppo azzurro: l’Italia non si inginocchierà di sua spontanea volontà, perché non condivide la forma di protesta del Black Lives Matter. Ma se lo faranno gli altri aderirà, per rispetto della sensibilità altrui, come era accaduto contro il Galles, ma stavolta lo faranno tutti quanti. Nel corso della riunione sono emerse posizioni diverse, come è normale che sia: alla fine la maggioranza ha deciso per il no, a meno che non lo facciano gli avversari.

Il che potrebbe accadere già nel match successivo dei quarti di finale contro il Belgio, in caso di qualificazione dell'Italia: Romelu Lukaku è uno dei calciatori più attivi sul fronte della lotta al razzismo ed è probabile che i giocatori belgi possano voler ‘sollecitare' una risposta positiva degli avversari azzurri in quella occasione. Tra le diverse anime dei giocatori italiani è emersa anche la posizione di chi nel gesto di inginocchiarsi ci crede eccome: gente come Pessina, Locatelli, Bernardeschi, oltre agli oriundi Emerson e Toloi, svela ‘Repubblica'. Alla fine, come detto, si è voluto dare una risposta unitaria per non ritrovarsi ancora una volta a guardarsi spaesati su un campo di calcio quando il pallone non rotola.

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