“Spogliati e facci vedere se sei una donna”: è stata costretta a farlo durante una partita
Ci sono vite segnate da episodi che non si possono dimenticare, anche se sono passati parecchi anni ed il tempo ha lenito le ferite dell'animo. Tabitha Chawinga, attaccante della Nazionale del Malawi, ricorda come fosse oggi quello che le successe quando aveva 13 anni, mentre giocava per la squadra di una scuola femminile. Oggi la 25enne calciatrice ha una carriera di alto livello che l'ha portata a giocare per lo Jiangsu Suning nella Chinese Women's Super League, dove è stata votata Giocatrice dell'anno per due anni consecutivi.
La Chawinga ha raccontato al Guardian di essere stata costretta a spogliarsi in pubblico durante una partita per dimostrare di essere una donna: un'umiliazione orribile patita quando era ragazzina e sognava in patria quella carriera che l'avrebbe poi portata ad essere il Capitano del Malawi quale è oggi. I suoi avversari si rifiutavano di credere che fosse una donna a causa del suo aspetto fisico e di come giocava bene. "Non ero mai stata così devastata e ho pianto per l'imbarazzo a cui ero stata esposta. Volevo andarmene subito, ma in qualche modo le mie compagne di squadra mi hanno consolato e ho deciso di finire la partita", ha ricordato. Quello che accadde quel giorno tuttavia la segnò a tal punto da costringerla ad abbandonare lo sport per un anno.
Ma l'episodio assurdamente si è ripetuto pari pari un anno dopo, quando la Chawinga giocava per la squadra di calcio femminile del Lilongwe DD Sunshine in quello che è stato il suo primo passo verso una carriera calcistica professionistica. "Stavamo partecipando a una partita della Presidential Cup e per la nostra prima partita siamo andati a Blantyre per giocare contro il Blantyre Zero. Era una partita molto difficile e mentre si giocava sono stata spogliata proprio sul campo – ha spiegato l'attaccante, che ha iniziato a giocare a calcio con i suoi cugini maschi in giovane età – In quel momento mi sono sentita perduta e abbiamo finito per perdere anche la partita".
Il proprietario del DD Sunshine aveva dichiarato all'epoca che il club aveva presentato una denuncia alla Federcalcio del Malawi, senza ricevere risposta. La Chawinga allora era molto giovane e non aveva sollevato la questione con le autorità, ma ora vuole parlare per evitare che trattamenti così disumani vengano riservati ad altre ragazze: "Quando mi hanno spogliato, ero giovane e non conoscevo i miei diritti. Ma se si parla di diritti, vanno applicati. Incoraggio quelle donne che hanno una passione per il calcio dicendo loro che tutto è possibile. E nascere diversi non è la fine del mondo", ha detto la calciatrice africana, la cui sorella Temwa gioca anche lei in Cina.
La Chawinga, che è diventata la prima donna del Malawi a firmare per una squadra di calcio europea quando nel 2014 si è trasferita nel club svedese Krokom/Dvärsätts IF, ha parlato al Guardian con toni accorati: "Non voglio che altre persone affrontino lo stesso. Mi fa pensare, se insultano qualcuno che hanno appena incontrato sul campo di calcio, cosa farebbero se fossi nato nella loro famiglia? Avrebbero potuto uccidermi? Vorrei chiedere al governo e ai funzionari sportivi di assicurarsi che i diritti di ogni giocatrice siano tutelati. Questo è il modo in cui sono nata e so di essere una creazione di Dio. Non posso cambiare il mio aspetto. Chiedo agli arbitri del calcio femminile di promuovere il benessere delle giocatrici proteggendo i loro diritti umani".