Spinelli intrappolato nella fuga di un popolo, deve proseguire a piedi: ancora non vede il confine
Un esodo biblico, questo è lo scenario drammatico che arriva in queste ore dall'Ucraina, attaccata, bombardata, dilaniata dalle forze russe di Putin. È la marcia di un popolo in fuga, come non si vedeva da periodi oscuri dell'umanità che sembravano definitivamente alle spalle, almeno in Europa. Ed invece è guerra, ancora guerra. Si scappa sotto le bombe o si prova a farlo, almeno chi può, visto che lo stato di mobilitazione generale decretato dal presidente Zelensky impedisce di lasciare il Paese agli uomini ucraini di età compresa tra i 18 e i 60 anni.
I cieli sono ovviamente chiusi ed allora ci si mette in viaggio in auto, affrontando lunghissime file per uscire dai centri abitati, sperando di trovare benzina che scarseggia e di non restare vittima di qualche esplosione o combattimento. Ci sono stranieri che non vedono l'ora di riabbracciare i loro cari, e poi anziani, donne e bambini che hanno lasciato i mariti a combattere: tutti sognano, pregano di raggiungere la terra promessa, che è il confine dell'Ucraina a ovest con Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Un viaggio che può essere di lunghezza diversa, a seconda che il punto di partenza sia posto più o meno a est, verso la Russia. Il piano di fuga del tecnico Mircea Lucescu dalla capitale Kiev prevedeva un tragitto di ben 550 chilometri prima di arrivare in Romania, mentre peggio sono messi quelli che si trovano nella zona di Kharkiv, all'estremo confine orientale dell'Ucraina.
Quest'umanità sofferente e disperata, che non ha altro scopo che continuare a vivere, ha di fronte un viaggio non solo pericoloso, ma anche destinato a diventare ulteriormente difficile all'avvicinarsi del traguardo. Giungerci in macchina è infatti per lo più impossibile ed allora bisogna abbandonare i veicoli ed incamminarsi a piedi: è esattamente quello che ha dovuto fare Claudio Spinelli, 24enne attaccante trasferitosi nella scorsa estate all'Oleksandrija, la cui fuga sta tenendo col fiato sospeso l'Argentina.
Due giorni fa suo padre aveva raccontato di aver avvisato lui stesso il giocatore, che in Italia ha vestito brevemente la maglia del Crotone, svegliandolo di notte durante l'inizio dell'attacco russo: "La situazione è disperata. Sta scappando, ha preso le sue poche cose dall'appartamento in cui vive e sta cercando di scappare. Sta per partire per la Polonia. Questo è un incubo". Oleksandrija si trova 300 chilometri a sud-est di Kiev, quindi il viaggio è ancora più lungo. "È con alcuni colleghi, ha deciso di lasciare l'Ucraina in macchina perché il club non ha più strumenti da offrire loro – aveva spiegato ancora il padre di Spinelli –Immagino che sarà una situazione difficile alla frontiera. Hanno viaggiato un'ora e il traffico era già in tilt. Non so cosa troverà al confine, il problema è scappare".
Ed infatti la fuga si è rivelata un'odissea e stanotte il giocatore si trovava ancora in Ucraina, dopo essere stato costretto ad abbandonare la macchina e proseguire a piedi, come ha raccontato in una testimonianza drammatica l'uomo che lo sta aspettando dall'altra parte del confine con la Polonia. Non una persona qualsiasi: è Marcelo Méndez, ovvero il CT della Nazionale argentina di pallavolo, che da qualche mese allena anche il club polacco dell'Asseco Resovia e che nelle scorse ora ha commosso il suo Paese offrendosi non solo di accogliere Spinelli, che non conosce assolutamente, ma anche di tenersi in contatto con lui per aiutarlo ad arrivare al confine sano e salvo.
"Cammina ancora, poverino… È partito alle 8 del mattino in macchina, è arrivato in una città chiamata Lviv (Leopoli, ndr), a 80 chilometri dal confine. Da lì, con un collega lituano che lo sta aiutando, hanno lasciato la macchina, perché deve fare gli ultimi 20 chilometri a piedi, con due valigie. Il ragazzo è mezzo disperato. Gli ho mandato la mappa del confine che deve attraversare, gli sto dando il miglior supporto possibile, ma non è ancora arrivato al valico. Quando arriverà, dovrà aspettare circa 8 o 10 ore, perché lo sta attraversando una quantità terribile di persone e automobili", ha spiegato Mendez al canale argentino A24. Già, perché quando si arriva nei pressi del confine c'è una calca pazzesca, che allunga ulteriormente i tempi.
"Il ragazzo sta soffrendo. Gli sto dando tutto quello che posso, quando sarà passato andrò a cercarlo o manderò qualcuno a cercarlo", ha continuato Mendez, che l'estate scorsa ha guidato l'Argentina ad una meravigliosa medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo. Il 57enne maestro di pallavolo aspetta trepidante a Rzeszów di poter abbracciare una persona che non conosce, che non ha mai visto in vita sua. È la guerra. C'è chi ammazza e chi decide di raccontare un'altra storia.