Spari in campo, tragedia sfiorata: “Sentivamo le pallottole fischiare sulla testa”
Credevano fossero fuochi d'artificio, mortaretti lanciati sulle tribune dei tifosi. Erano colpi di pistola calibro 22. Uno dei proiettili sparati dagli spalti ha ferito alla spalla Mauricio Romero, allenatore del Ferro de General Pico durante il match sul campo dell'Huracán (Torneo Federal A, campionato regionale argentino). Il sibilo delle pallottole sulla testa dei calciatori, i fori nelle panchine, il fuggi fuggi dal campo e la concitazione di quei momenti di panico sono le ultime istantanee di una gara drammatica, sul quale la violenza e la furia cieca dei facinorosi ha messo la parola fine intorno alla mezz'ora del secondo tempo con il risultato di 3-1 in favore della formazione di casa.
La parte sportiva passa in secondo piano rispetto alla tragedia sfiorata. Le immagini mandate in onda dalla tv sudamericana sono impressionanti: si passa da una situazione di calma apparente e gioco fermo al caos generato dalla constatazione del pericolo. Nessuno si era accorto di cosa stava accadendo, nessuno aveva capito che quel fischio percepito dalle orecchie altro non era che la traiettoria delle pallottole vaganti. Quando una di queste centra Romero e l'allenatore si accascia al suolo inizia la fuga dal rettangolo verde.
La sequenza è agghiacciante, come assistere a un'esecuzione in diretta: si vede il tecnico che si rivolge le tribune poi improvvisamente si piega in due e scompare dal video. "Grazie a Dio non ci sono stati morti – le parole di Romero nell'intervista a Radio La Red -. Poteva capitare una disgrazia. Avevamo notato che c'era movimento sulle gradinate e credevamo che quelle detonazioni fossero botte… invece erano spari. Sentivamo il ronzio dei colpi sulle nostre teste e la nostra panchina è stata centrata da due proiettili".
Il racconto shock di quanto accaduto culmina con il momento del ferimento. Romero avverte una fitta improvvisa e si piega in due. "Non ho avuto nemmeno il tempo di mettermi al riparo, ho sentito un colpo nella zona dell'ascella. La prima cosa che faccio è toccarmi per vedere se qualcosa mi è entrato dentro". Il resto è angoscia che si mescola a burocrazia (per il rapporto fatto alla polizia) e a un pensiero che si fa largo dentro di lui. "Mi prenderò del tempo per capire cosa voglio fare davvero. Questo non è calcio".