Spalletti svela cosa ha fatto quando è entrato nello spogliatoio dell’Italia: “Li ho fatti cantare”
A 64 anni Luciano Spalletti si gode l'apice di una carriera che ha scalato con le unghie, come il tecnico toscano ha ripetuto anche lunedì sera, ospite di Sky a margine del Gran Galà del calcio. "A me nessuno ha regalato niente, sono sempre stato sulle scatole a qualsiasi tipo di giornalista. Per uno come me, che la stradina l'ha fatta tutta, ritrovarmi in quell'auditorium per il sorteggio degli Europei… a volte questi ragazzi si lamentano perché qualcuno li critica".
Allenatore campione d'Italia in carica col Napoli, votato miglior tecnico al galà del calcio italiano, Spalletti non ha fallito nella missione consegnatagli da Gravina quando lo scorso agosto lo ha chiamato per prendere in fretta e furia il timone dell'Italia per tamponare l'emergenza esplosa dopo l'addio improvviso di Roberto Mancini: la Nazionale si è qualificata per Euro 2024 in Germania ed è sul senso di appartenenza ai colori azzurri che il Ct azzurro ha battuto fin dall'inizio, prima ancora che su aspetti tecnici e tattici.
Intervistato dal Corriere della Sera, Spalletti ha parlato da precettore di valori da inculcare negli uomini che rappresentano il nostro Paese: "I giovani calciatori sembrano avere meno fame, hanno troppe sicurezze. La loro formazione avviene su campi perfetti, con l'erba sintetica e le docce calde. Maradona, i filmati ce lo raccontano, si rotolava con il pallone in campi che sembravano acquitrini. C'era sofferenza, fatica, una innata cultura della sfida e del miglioramento. I panni, dopo l'allenamento, vanno lavati, devono essere ben sporchi. I ragazzi oggi mettono il loro musino in ogni banalità. Si aspettano che tutto sia dovuto, sembrano avere poca voglia di sacrifici".
"Non ho timore a dire che in ogni campo e in ogni momento della formazione – un genitore, un insegnante, un allenatore – c'è bisogno di qualcuno che li aiuti a distinguere tra mondo reale e mondo virtuale, che gli faccia respirare la carnalità, la corporeità delle paure, degli incontri, delle possibilità. È questo il modo di proteggerli e di spronarli. Hanno bisogno di dolce autorevolezza – ha spiegato Spalletti, che poi ha raccontato un paio di cose che ha fatto, appena arrivato, per infondere l'Italia nelle vene dei suoi ragazzi – La prima volta che sono entrato nello spogliatoio della Nazionale li ho fatti alzare in piedi e insieme abbiamo cantato l'inno d'Italia e ora abbiamo anche definito un grido di incitamento e motivazione che ci serve per sentirci uniti, vicini".
Il Ct azzurro si è espresso severamente a proposito della vicenda scommesse che ha coinvolto recentemente alcuni calciatori (Fagioli e Tonali squalificati per aver giocato sul calcio, Zaniolo e Florenzi a rischio solo di una multa nell'inchiesta della giustizia ordinaria): "Vedere ragazzi che non hanno talento o fortuna è triste, ma c'è qualcosa di più amaro e di più insopportabile del non avere talento o fortuna: è avere l'uno e l'altro ma non saperli riconoscere e apprezzare. Questo per me fa la differenza tra un uomo vero e un uomo apparente. Dico sempre ai miei giocatori di pensare che sugli spalti c'è gente che si è fatta un mazzo così tutta la vita, che ha faticato, in ogni campo, per migliorarsi e che si aspetta lo stesso da persone che paga per vederle in uno stadio, alle quali consegna cuore ed emozioni, e dalle quali si aspetta impegno. Perché tutti vogliono bene a Sinner? Perché in quel ragazzo, nel suo gioco e nei suoi risultati, si vede il segno della fatica, delle ore spese per migliorarsi".