Spalletti racconta il trauma dell’inchiesta sulle scommesse: un episodio lo ha segnato profondamente
L'arrivo degli inquirenti nel ritiro della Nazionale. È una cosa che Luciano Spalletti, e gli stessi calciatori, difficilmente dimenticheranno. Quando hanno bussato alle porte di Coverciano per parlare con Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali la situazione s'è fatta davvero pesante.
Il coinvolgimento nel caso scommesse è arrivato dopo che la Procura di Torino, nell'ambito di un'inchiesta sul giro di soldi e di giocate piazzate su piattaforme illegali, è risalita a Nicolò Fagioli, primo dei calciatori emersi e indagati. La sua disponibilità a collaborare, le dichiarazioni rese (e sulla quale sono stati reperiti riscontri), l'audizione in Procura federale e il ricorso a un aiuto specialistico per superare la ludopatia hanno preparato il terreno affinché la sua posizione si esaurisse in poco tempo e con un forte sconto.
Riceve sette mesi di squalifica e una serie di prescrizioni alternative che consistono nella "partecipazione a un piano terapeutico della durata minima di 6 mesi e a un ciclo di almeno 10 incontri pubblici, da svolgersi nell’arco di 5 mesi, presso associazioni sportive dilettantistiche, centri federali territoriali, centri per il recupero dalla dipendenza dal gioco d’azzardo, e comunque secondo le indicazioni e il programma proposti dalla FIGC".
Il caso del centrocampista juventino è solo una parte della questione. E Spalletti, nell'immediata vigilia di Inghilterra-Italia, ha raccontato quali sono stati gli effetti e le ripercussioni della situazione all'interno del gruppo Azzurro. L'immagine dei calciatori che fanno quadrato e, incoraggiati da Buffon, si caricano a vicenda ha sicuramente una bella resa scenica ma quel che c'è dietro è tutto nelle parole del ct.
"Questa disavventura è una cosa che ci fa male – ha ammesso il ct – e i ragazzi stessi eran distrutti. Abbiamo vissuto la situazione come un un trauma perché poi ci siamo ritrovati con le autorità venute a prendere i ragazzi fin quasi dentro lo spogliatoio". E se il presidente federale Gravina ha parlato di mano tesa a questi ragazzi che sbagliano e vanno recuperati, lo stesso Spalletti ribadisce il concetto: "Noi abbiamo l'obbligo di andare avanti, tenere in considerazione se avranno poi una reazione corretta a quello che gli è successo e di conseguenza riportarli dentro perché sono dei calciatori forti".
Il valore del gruppo, della coesione e del calore umano ritorna nei concetti di Spalletti anche in un altro momento: "Abbiamo avuto una giornata intera da quando li abbiamo salutati la mattina e, il giorno dopo, siamo andati ad abbracciarli prima che tornassero ai loro club e alle loro abitazioni".