Spalletti ascolta allibito le prime parole di De Laurentiis dopo lo Scudetto: la prende malissimo
Un anno fa i tifosi del Napoli, quelli più esacerbati, avrebbero rimesso Luciano Spalletti al volante della sua Panda per mandarlo a quel paese. Lui nella sua Certaldo, il presidente De Laurentiis a Bari imboccando quell'A16 (l'autostrada verso il capoluogo pugliese) che era divenuta sigla iconica della contestazione nei confronti della società, accusata di aver smantellato la squadra vendendo Koulibaly, lasciando partire senza rimpianti Insigne e Mertens.
Ieri sera, con lo scudetto finalmente tra le mani, il tecnico toscano ha regolato un po' di conti, spazzando via anche quell'aura di cattivo che non vince mai. Accarezzava l'anello, aveva gli occhi lucidi per le emozioni, l'animo in subbuglio, il cuore che gli scoppiava in petto, le lacrime che a un certo punto gli sono spuntate nel ricordo del fratello Marcello che non c'è più, la testa affollata di tante cose da dire.
Alcune le ha tenute per sé, altre si sono fermate sulla punta della lingua, altre ancora le ha lasciate scivolare fuori perché le aveva sullo stomaco e doveva liberarsene. Sotto il Vesuvio si dice "togliersi gli schiaffi da faccia".
Già l’anno scorso quando lottavamo per lo scudetto io dissi si può lottare e bisogna crederci – le dichiarazioni di Spalletti nel corso delle interviste del post partita, tra tv e conferenza stampa -, ma voi mi avete detto che ho osato troppo con i miei giocatori e che creavo difficoltà. Quest’anno mi dite che non credevo al risultato e De Laurentiis sì perché l’ha detto all’inizio.
A proposito di De Laurentiis, Spalletti ci tiene a puntualizzare certe cose anche nel rapporto con il presidente che ha avuto parole di elogio verso l'allenatore: ne ha annunciato la permanenza, la volontà di aprire un ciclo con lui in panchina, l'ambizione di vincere ancora lo scudetto alzando il tiro fino alla Champions "arbitraggi permettendo" (come detto alla CBS). Nel momento di massima euforia il tecnico tiene i piedi per terra e traccia una linea spartiacque: prima di sparare promesse e programmi nel mucchio vuol sapere qual è il piano, quali sono le possibilità reali per sostanziarlo tra contratti e mercato.
Adesso De Laurentiis dice di voler vincere la Champions. È troppo facile così, dice sempre il massimo e casca sempre in piedi. Ma del futuro deve parlare con me non lo deve dire a voi.
A cominciare dalla domanda e dal dubbio che già s'è fatto largo tra gli stessi tifosi: che ne sarà delle stelle di questa rosa come Osimhen, Kim e Kvara sui quali hanno messo gli occhi i club più ricchi d'Europa?
Lo scorso anno siamo arrivati terzi e siamo stati contestati fino in albergo. Nessuno ci credeva, nessuno pensava che saremmo potuti arrivare tra i primi quattro. Sono venuto qui per vincere, perché sono arrivato dopo Sarri, Ancelotti, Gattuso che qui anche ha vinto una Coppa Italia. Io lavoro per arrivare a qualcosa.