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“Sono stato un bugiardo e un bambino”, la confessione di Mourinho dopo la folle corsa

La corsa liberatoria di José Mourinho sotto la curva con i suoi ragazzi dopo il gol della vittoria di El Shaarawy è una delle istantanee della vittoria della Roma contro il Sassuolo ma ha un valore particolare per il tecnico portoghese e lo ha spiegato lui stesso ai microfoni di DAZN: “Sono stato un bugiardo anche con me stesso dicendo che non era una partita speciale ma lo era, è stata questa la partita numero 1000”.
A cura di Vito Lamorte
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José Mourinho sotto la curva. Non è un coro dei tifosi ma ciò che si è verificato subito dopo il gol di Stephan El Shaarawy che ha permesso alla Roma di battere 2-1 il Sassuolo e di vincere la terza partita su tre in campionato conquistando la verra della classifica insieme a Napoli e Milan. Per il tecnico portoghese era la panchine numero mille in carriera e resterà indimenticabile per tanti motivi e la sua esultanza dopo la rete della vittoria della sua squadra lo dimostra.

Questa corsa ha ricordato quella dei tempi del Porto in casa del Manchester United o dell'Inter, contro il Siena dopo il gol decisivo di Maicon oppure quella sul prato del Camp Nou contro il Barcellona nella semifinale di Champions League del 2010; ma per Mou quanto accaduto stasera ha un sapore particolare e ai microfoni di DAZN lo Special One ha spiegato il motivo: "Perché è così importante la vittoria? Perché durante la settimana sono stato un bugiardo anche con me stesso dicendo che non era una partita speciale ma lo era, perché era un numero davvero speciale e fino all'ultimo giorno della mia vita ricorderò che è stata questa la partita numero 1000. Non volevo una sconfitta, avevo paura di avere questa partita in mente. Ho mentito a tutti".

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In merito al match vinto all'ultimo respiro Mourinho ha dichiarato: "La partita poteva essere 6-6, potevano vincere loro 2-1, negli ultimi minuti Rui ha parato tanto, noi abbiamo sbagliato gol a porta vuota. Per il neutrale a casa è stata una partita straordinaria, io oggi non ho avuto 58 anni ma 10,12 o 14 quando inizi a sognare una carriera nel calcio".

L'allenatore della Roma ha ammesso di essersi sentito un bambino in quel momento e ha confessato di aver chiesto scusa ad Alessio Dionisi, allenatore del Sassuolo, per il suo comportamento: "È stata una corsa da bambino. Mi sono già scusato con Dionisi, hanno fatto una partita fantastica".

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