Sinner: “Ho pensato di smettere di giocare. Le polemiche su Monte Carlo? Non saprei dove andare”

Jannik Sinner è pronto a tornare nella sua isola felice, ovvero quel campo da tennis che gli ha regalato eccezionali soddisfazioni. Il tennista azzurro il prossimo 5 maggio potrà nuovamente competere dopo la conclusione della sospensione e si ritroverà a difendere quel primo posto che è riuscito a mantenere anche senza giocare. Vuole guardare avanti Jannik, che ha vissuto momenti complicati e che è stato anche sul punto di mollare come spiegato nell'intervista esclusiva al TG1.
Impossibile però dimenticare il momento in cui ha saputo di essere positivo al Clostebol, lì è iniziato il suo incubo chiuso in un modo difficile da accettare: "In quel momento non ho capito cosa è successo. Non sapevo nulla e mi hanno spiegato quello che accadeva dietro le mie spalle, ho accettato perché di più non potevo fare. È andata come è andata, almeno abbiamo saputo da dove erano arrivati questi milligrammi. Ho fatto fatica poi ad accettare questi tre mesi perché nella mia testa pensavo ‘non ho fatto niente perché devo accettarlo'. Abbiamo parlato con il mio avvocato in modo molto concreto di quello che poteva succedere nel peggiore dei casi. È successo un anno fa ed è stato un periodo di difficoltà".
L'anno difficile di Sinner, risultati eccellenti ma stato d'animo difficile
Nonostante tutto e la spada di Damocle di un caso non chiuso e pendente, Sinner ha ottenuto risultati eccezionali. Come c'è riuscito? Facendo buon viso a cattivo gioco: "Guardiamo sempre i risultati, ma so io come mi son sentito in campo e non è come un giocatore si dovrebbe sentire: perché noi ci alleniamo tanto per poi divertirci quando giochiamo una partita bella. Giorno dopo giorno questo divertimento è andato un po’ via perché ho pensato ad altre cose (riferimento è al caso Clostebol, ndr). La fortuna è che ho avuto delle persone intorno che mi hanno aiutato, hanno creduto in me in quei momenti. Il team, le persone vicine, la famiglia. Ho costruito una bolla dove nessuno poi entrava e questo mi ha dato la carica giusta. È andata bene, ma non mi sentivo felice in campo".
Sinner e il pensiero di smettere di giocare
Non si è nascosto Jannik, che ha ammesso anche di aver pensato anche di smettere: "Se c'è stato un momento in cui ho pensato di lasciare? Sì, mi ricordo prima degli Australian Open di quest'anno ero in un momento non felicissimo perché c'era ancora quel caso di doping. In Australia non mi sentivo proprio a mio agio, nello spogliatoio, nella mensa: i giocatori mi guardavano in modo diverso e allora ho pensato che fosse pesante vivere il tennis in questo modo. Sono sempre uno che scherzava, ma lì non mi sentivo a mio agio. Dopo l'Australia mi faceva bene staccare un pochino. Poi è andata così anche se non volevo, ma mi ha fatto bene nonostante tre mesi siano troppo. Infatti non volevo giocare Rotterdam per riposarmi ma anche per trascorrere un po' di tempo diverso con amici e con le persone a cui voglio più bene".
La risposta a Djokovic, Serena Williams e Federica Pellegrini
Grande intelligenza e maturità di Sinner, anche di fronte alle dichiarazioni spesso pesanti di chi lo ha attaccato. Nessun problema dunque per le parole di Djokovic, Serena Williams o Federica Pellegrini: "Non ho nemmeno voglia di rispondere. Ognuno è libero di dire quello che vuole e ognuno può giudicare. Va bene, per me è importante che so io quello che è successo e quello che ho passato, ed era molto difficile. Non lo auguro a nessuno di passare da innocente una roba del genere. Siamo in un mondo dove ognuno può dire quello che vuole e va bene così".
Coscienza pulita per Sinner e nessun trattamento di favore
Quel che è fatto è fatto per Jannik che ha la coscienza pulita. Nessun trattamento di favore per il numero uno al mondo, con buona pace dei suoi detrattori: "Le regole del doping da rivedere? È difficile perché ognuno ha gli stessi protocolli: quando uno è positivo deve fare lo stesso percorso. Non c'è disparità di trattamenti, anche se nel mio caso ho ricevuto un po' di critiche sul trattamento diverso che invece non c'è stato. Anzi ho dovuto fare tantissimi controlli, su di me più degli altri. È un po' come vedi le cose alla fine: una cosa è se prendi una contaminazione come la mia, o se mangi qualcosa e risulti positivo… se però i dottori dicono che non ti dà più forza o migliora le prestazioni allora è un'altra cosa".

Le polemiche sulla residenza a Monte Carlo
Una battuta anche sulle polemiche sulla sua residenza a Monte Carlo. Sinner non saprebbe trovare un posto migliore per allenarsi: "Onestamente sto molto bene qua, mi sento a casa perché chi vive qua non è invadente. Ne parlavamo con il coach: se non fossi qua non saprei dove andare per allenarmi, perché abbiamo campi da tennis, la terra e il cemento, delle palestre incredibili. Il tempo è ottimo e ci sono tanti giocatori con i quali allenarsi".
Come sta Jannik Sinner e i segnali in vista del ritorno in campo
Ma come sta Jannik Sinner e quali sono le sue condizioni? Difficile dirlo anche per lui: "L'anno scorso è stato stressante e abbiamo ottenuto risultati incredibili. Quest'anno siamo partiti bene e poi è successo quello che è successo. All'inizio è stato strano e anche fuori dal campo sono successe cose che non mi aspettavo, ma piano piano sto arrivando al ritmo di allenamenti veri con obiettivi davanti. Lavorando anche con giocatori forti, per capire a che livello sto: a volte gioco molto bene altre ho un calo e non so perché".
Il Sinner fuori dal campo
In questi mesi Sinner ha potuto concedersi un po' di riposo meritato staccando la spina. Una situazione che gli ha permesso anche di approfondire componenti che per lui sono importanti: "Abbiamo una vita fuori dal campo, vogliamo fare il lavoro per bene ma voi vedete solo il giocatore perché siete tifosi. Finora ho gestito abbastanza bene le situazioni che ho avuto: nella mia testa giocare a tennis è importante, ma fuori dal campo c'è una parte ancora più importante. Oltre al talento serve tanto: sacrifici, momenti di difficoltà, la fortuna di non farsi male, avere le persone giuste nel momento giusto. Il talento è importante solo se lo combini con il lavoro. Rabbia? Ne ho anche io, ma giocare a tennis è come il poker perché quando uno fa fatica tu lo vedi e questo ti dà forza. Ci sono momenti in cui il mio team deve farmi sentire la partita anche con trucchetti, ci son tanti momenti in cui non tutto va alla perfezione però è un gioco e devi giocarlo".

Chissà quante volte Sinner in questo periodo di sospensione ha ripensato alla sua carriera, e ai momenti più belli della stessa: "L'emozione più grande che ho provato da professionista? Quando ho saputo di essere diventato numero 1 è stata una sensazione incredibile perché dopo un anno intero fai tanti risultati e arrivi sempre più su. Un altro momento pazzesco è quando entri sul centrale a Roma o a Torino. È pazzesco, difficile da raccontare. Se mi aspettavo questo percorso? Non lo immaginavo e non lo vedevo come realistico. Ho capito di poterlo fare, quando giocavo alla pari con ragazzi che si allenavano tutti i giorni e io non mi allenavo. Quello mi ha fatto dire, ‘ok posso giocare a tennis, ho talento'".
Sinner su Djokovic, Federer e Nadal
Chi sceglie Sinner tra Djokovic, Federer e Nadal? Idee chiare da parte del numero uno al mondo: "Ho avuto la fortuna di conoscere due meglio e uno meno che purtroppo è Roger, perché lui era infortunato e ha smesso quando io iniziavo. Posso giudicare meglio gli altri: Rafa mi piace molto perché è un combattente perché si tiene le persone intorno a sé in modo bello ed equilibrato. Se guardiamo i numeri il migliore è Nole. Dobbiamo essere contenti di vivere in questo momento qua perché quello che hanno fatto loro è stato pazzesco.