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Sinisa Mihajlovic racconta la malattia: “Ero un morto che camminava. Ora vedo la luce”

L’allenatore del Bologna, dopo aver ricevuto il Premio Leggenda ai Gazzetta Sports Awards, ha parlato della sua malattia e di quello che ha vissuto: “Grazie a tutti per il sostegno, seguire la squadra dall’ospedale mi faceva sentire vivo”. Sinisa Mihajlovic ha parlato anche del rapporto con la sua famiglia e dei momenti più belli da calciatore.
A cura di Vito Lamorte
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Si vede il sole, siamo alla fine del tunnel. L'affetto ricevuto mi ha aiutato. Io non volevo fare l'eroe, affronto i problemi così. Non mi piace scappare. Ho continuato a fare il mio lavoro perché mi faceva sentire vivo. Non vedevo l'ora di vedere l'allenamento dei miei in diretta in tv dall'ospedale. Sono cose che mi tenevano in vita. Ma soprattutto la mia famiglia, mia moglie Arianna, i miei figli. Le tifoserie, il mondo del calcio, ho sentito tutti vicino. Ringrazio tutti perché mi sono sentito in una grande famiglia. Mi sono sentito perciò in obbligo di far capire alle persone che non bisogna aver paura, ma aver voglia di combattere. Poi non è detto che tutti debbano affrontarla come lo faccio io, ma bisogna darsi piccoli obiettivi. Arianna è stata tutti i giorni con me. Ha dormito su una sedia.

Queste sono le parole di Sinisa Mihajlovic dopo aver ricevuto il Premio Leggenda ai Gazzetta Sports Awards. Il tecnico del Bologna è stato premiato al Gran Galà della Rosea tra i migliori sportivi dell'anno e appena è salito sul palco la gente in platea gli ha dedicato un lungo e commosso applauso: "Guardate che così mi fate commuovere. Grazie mille, questo è un premio prestigioso. Mi fa onore e piacere. Un po' di rischio c'è, ma ne vale la pena".

Mihajlovic: Tre momenti della mia carriera? Ne dico 4

L'allenatore serbo ha dialogato con Andrea Di Caro, vicedirettore de La Gazzetta dello Sport, e ha fatto un lungo viaggio nella sua carriera da calciatore, parlando dei momenti più belli nel rettangolo verde quando indossava i calzoncini:

Tre momenti della mia carriera da calciatore? Ne dico 4. Il primo è il pallone di pelle comprato da mio padre, mi ricordo che ci mettevo la crema per ammorbidirlo. Poi la mia prima scarpa – usavo quelle da rugby – e quando ho vinto la Coppa dei Campioni con la Stella Rossa: entrare nella storia del calcio slavo è stato fantastico. Il quarto momento è quando ho avuto la fortuna di giocare con Mancini tutte le partite: gli ho fatto fare un sacco di gol.

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Mihajlovic e la grappa: Quando la bevo penso a lui

Nel corso della serata a Mihajlovic viene mostrato un video messaggio della mamma Viktorija e il tecnico serbo ha parlato così di lei e del rapporto con la sua famiglia: "Lei ora viene, che mi deve far ingrassare un po'. Rimpianti? Mio padre aveva il cancro e io non l'ho potuto abbracciare per l'ultima volta. Ora quando bevo la grappa ne prendo una per me e una per lui". La seconda sorpresa è un video messaggio del fratello Drazen: "Sinisa, ti amiamo. Io cerco di essere alla tua altezza. Sono orgoglioso di te".

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