Simone Bastoni a Fanpage: “Vi svelo il nuovo Spezia, la duttilità è importante nel calcio moderno”
Simone Bastoni è nato a Spezia, è cresciuto nelle giovanili bianconere e ora è uno degli uomini di riferimento del club ligure. Questo ragazzo classe 1996 è uno di quei calciatori che gli allenatori vorrebbero sempre: duttile, intelligente, silenzioso e mai sopra le righe. Da terzino, laterale a tutta fascia o centrocampista ha mostrato sempre le sue qualità ed è stato tra i protagonisti delle due salvezze consecutive degli Aquilotti, che si apprestano a giocare il terzo campionato di Serie A consecutivo.
Lo scorso anno Bastoni è stato uno dei più presenti con 2.356′ divisi in 32 partite con 3 gol e 4 assist per i compagni tra campionato e Coppa Italia: il jolly della Spezia non lesina mai energie e per i compagni è un punto di riferimento costante in campo. È nato centrocampista ma col tempo ha imparato anche a muoversi dal laterale e come ha confessato lui stesso nel calcio di oggi è importante saper fare più cose "perché permette di capire meglio anche diverse situazioni di gioco e comportarsi di conseguenza". Sa fare tante cose Simone e le sa fare bene, per questo il nuovo allenatore dei liguri Luca Gotti punta tanto su di lui.
Il jolly bianconero è cresciuto nelle giovanili dello Spezia e dopo diversi prestiti è tornato in tempo per la promozione in Serie A: "Una gioia immensa. Anche se non ho giocato è stato un momento incredibile. Già era un sogno vedere lo Spezia in Serie A e avere l’opportunità di poterci giocare è qualcosa di incredibile“. Da tre anni Simone Bastoni veste la maglia della sua città e a Fanpage.it ha raccontato com’è cambiato il club ligure in queste stagioni.
Cosa vuol dire indossare la maglia della squadra della propria città per il terzo anno di fila in Serie A?
“È un motivo di orgoglio e una cosa che difficilmente pensavo si potesse avverare quando da piccolo andavo allo stadio. Già era un sogno vedere lo Spezia in Serie A e avere l’opportunità di poterci giocare è qualcosa di incredibile“.
Quali sono i ricordi più belli delle ultime stagioni?
“Le due gare in cui abbiamo conquistato la salvezza sarebbe troppo facile, anche se è stato davvero bellissimo. Se dovessi scegliere altri due momenti direi il primo gol in Serie A nella gara contro il Milan, quando disputammo una partita quasi perfetta; e poi il filotto di vittorie del gennaio 2022, dalla gara con il Napoli a quella con la Sampdoria. Soprattutto quest’ultimo era un momento particolare ma durante la settimana abbiamo sempre lavorato per vincere contro chiunque“.
Ha vissuto le preparazioni degli ultimi tre anni: quali sono le differenze più marcate nell’approccio al lavoro tra Italiano, Thiago Motta e Gotti?
“Con Italiano abbiamo fatto un percorso più lungo perché venivamo dalla promozione e penso che ormai si sia capito la sua cura per i dettagli e il suo essere maniacale per ogni situazione. È un allenatore che si focalizza su alcuni concetti e te li vuole inculcare per giocare a memoria, penso che si sia visto sia da noi che con la Fiorentina. Thiago Motta è molto più tranquillo rispetto a Italiano e ha dei concetti molto diversi: l’anno scorso abbiamo variato spesso in base ai calciatori a disposizione e agli avversari. Una squadra camaleontica. Ora con Gotti stiamo lavorando da un mese sul 3-5-2: il mister prepara molto la fase difensiva e cerca di essere il più chiaro possibile per far capire subito la sua idea“.
È stato inserito nella lista dei migliori centrocampisti dell’ultima Serie A in base alle statistiche di WyScout: che annata è stata per lei.
“Sicuramente ho avuto più continuità rispetto all’anno precedente pur cambiando ruolo spesso. Mi sono trovato bene perché avevo già le basi per fare la mezz’ala e mi ha soddisfatto aver segnato qualche gol in più rispetto all’altra stagione. Quest’anno cercherò di continuare su questo trend sia per me stesso che per la squadra“.
Terzino, laterale a tutta fascia e mezz’ala: essere duttile nel calcio moderno aiuta o può rivelarsi uno svantaggio per chi vuole calciatori specializzati?
“Per quanto mi riguarda è molto utile saper fare più ruoli perché permette di capire meglio anche diverse situazioni di gioco e comportarsi di conseguenza. A mio parere è un vantaggio perché puoi essere tenuto più spesso in considerazione. Il calcio è in continua evoluzione ed è molto più dinamico rispetto a qualche anno fa. Poi, certo, c’è il rovescio della medaglia e può capitare che c’è qualche allenatore che chiede un calciatore che sappia fare determinate cose. Ma dipende sempre dalle caratteristiche dei calciatori“.
Ci sono dei calciatori a cui ti ispiri o che apprezzi di più rispetto ad altri?
“In passato il mio idolo era Alessandro Del Piero. Poi ho cambiato ruolo e provavo a emulare Claudio Marchisio. Se dovessi dirti dei calciatori forti contro cui ho giocato in questi due anni ti farei i nomi di Theo Hernandez, Hakimi, Dumfries e Milinkovic-Savic“.
È cresciuto nel settore giovanile dello Spezia e dopo alcuni prestiti è tornato in tempo per la promozione in Serie A: che momento è stato, a livello personale.
“È stata una gioia immensa perché è stato un momento spettacolare. Non ho giocato la finale ma eravamo tutti coinvolti e dopo il salvataggio di Vignali aspettavamo solo il fischio finale per esultare. Un momento incredibile. Nessuno dava lo Spezia tra le candidate per salire ed è stato strepitoso“.
Si giocheranno quattro giornate di campionato prima della chiusura del mercato: se e come incidono sulle prestazioni di un calciatore e, di conseguenza, della squadra?
“Secondo me si potrebbe anche chiudere prima dell’inizio dei tornei ma è così e non ci possiamo fare nulla. Poi io sono sempre andato via l’ultimo giorno di mercato nella mia carriera, tranne una volta. Noi siamo professionisti e quindi lavoriamo sempre dando il massimo, ma la pressione si sente se c’è una trattativa in corso“.
Lo scorso anno è stato protagonista di un episodio arbitrale molto discusso: ha toccato prima lei il pallone o Rebic in Milan-Spezia?
“Ci ho ripensato spesso a quell’intervento. Io in quel momento lì sono andato in scivolata per prendere il pallone e dai video sembra che lo tocco prima io di lui, perché metto il piede davanti. Per alcuni faccio fallo, per altri è fallo a mio favore. Poi non lo so, è stato tutto velocissimo ma si è parlato per mesi di una cosa che è durata una frazione di secondo e di cui nessuno avrebbe mai detto nulla se il tiro successivo non fosse finito in porta. È stato un insieme di combinazioni che ha portato ad un vero caso, però non dobbiamo ricordare solo alcuni episodi e dimenticarne altri. Quello che è successo a noi con la Lazio è altrettanto grave ma non ha avuto lo stesso rilievo“.
Che Spezia ci dobbiamo aspettare per la stagione 2022-2023?
“Cercheremo di fare un campionato simile ai due precedenti e lottare ogni partita per portare a casa un’altra salvezza. Il primo obiettivo è sempre lo stesso, quello viene in più è tutto guadagnato”.