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Cosa può fare l’Inter per battere il Manchester City, la squadra migliore al mondo

Cosa può fare l’Inter per pensare di impensierire il Manchester City di Guardiola e cercare di portare a casa la Champions League.
A cura di Jvan Sica
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Si può vincere una Champions League contro la squadra al momento migliore al mondo, battendo uno dei tre (e siamo stati larghi) più innovativi e bravi allenatori della storia, che ha a disposizione anche il miglior calciatore del momento?
La risposta dovrebbe essere lapalissiana e secca, ma ci si può ribellare al destino che tutti sembrano aver già scritto. Battere il Manchester City di Guardiola e Haaland è un’impresa ai limiti del possibile, eppure una speranza c’è ed è su quella speranza che l’Inter deve puntare tutte le sue fiches.

Al di là degli accorgimenti tattici particolari che devono cercare di disinnescare le meravigliose mezzali del City che Guardiola piazza dietro al suo centravanti, Gundogan e De Bruyne, l’Inter deve cercare di vincerla grazie a un approccio alla partita capace di irretire la squadra inglese, facendogli fare quello che vuole all’inizio dell’azione, possesso palla e scambi di posizioni, ma intorbidendo quello che potrebbe fare alla fine, nella fase di rifinitura delle azioni stesse.

E questo in poche parole vuole dire pochi rifornimenti ad Haaland servito mentre corre verso la porta, rinculare con attenzione e sapienza quando il centravanti riceve spalle alla porta e distribuisce il gioco per le ali e le mezzali di cui sopra, in generale una partita di grande compattezza.

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Nello specifico poi De Bruyne non dovrà mai correre con la palla ai piedi. Se lo fa, ci si deve solo segnare come quando uno entra in chiesa e spera. L’Inter dovrà correre a perdifiato, soprattutto con Barella, Brozovic e Calhanoglu e non deve mai angosciarsi se non riesce a giocare mai il pallone. Il Manchester City mette a repentaglio il sistema nervoso, forse meno del tiki taka barcelonista al suo hype, ma comunque sfianca anche psicologicamente continuare a inseguire gli altri in un gioco in cui quasi naturalmente sei portato a toccare il pallone per cercare di indirizzarlo verso la porta altrui. Bisognerà dare una dose di metaforica camomilla ai centrocampisti interisti, perché dovranno avere una pazienza enorme.

Ma non basta solo questo per vincere, serve andare a scoperchiare i punti deboli che tutte le squadre hanno. Garnacho del Manchester United ha aperto uno spiraglio quando è entrato in finale di FA Cup: quando si è aggressivi e tecnicamente coraggiosi (dribblate, dribblate, dribblate) si può far soffrire la catena di sinistra, composta da Walker e Bernardo Silva.

Mentre a sinistra Dimarco e Lautaro, che si sposta in quella zona, quindi dovranno cercare di creare tanto palla al piede, dall’altra parte Dumfries dovrà assaltare Akanji e costringere a far correre all’indietro Grealish, il quale può commettere degli errori quando non fa il suo mestiere primario che è quello di offendere.

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In tutto questo poi bisogna capire che tipo di centravanti sceglierà Inzaghi. Un regista offensivo, Dzeko, da usare per portare fuori zona Rubén Dias e far correre a vuoto Stones o un magnete centrale, Lukaku, per attrarre sul suo corpo i due di cui sopra e liberare spazio per gli altri. Questa è una scelta su cui poi ruoterà tutto lo sviluppo tattico del match interista, fondamentale per capire anche cosa vorrà fare l’Inter quando avrà il pallone.

Sarebbe poi gran cosa sfruttare i mezzi spazi come hanno fatto nel corso dell’ultimo mese Bastoni e Darmian, ben sapendo che è una delle cose più difficili da fare contro il City sia perché presidia questi spazi alla perfezione e perdere palla in quel punto con loro ti avvicina alla capitolazione e anche perché è davvero arduo pensare di lasciarsi campo alle spalle contro di loro.

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In grande sintesi all’Inter per provare a farcela serve coralità e coraggio, quello che hanno messo in campo anche Roma e Fiorentina nelle loro rispettive finali contro due squadre che sulla carta erano più forti. La Roma ha giocato al suo ritmo, sperando che una mezz’ora di Dybala poteva dare la vittoria, cosa che stava quasi per accadere, mentre la Fiorentina ha disteso il suo calcio, contratto bene da una squadra fisicamente preponderante come il West Ham, ma comunque capace di arrivare in porta quelle volte che serviva per potercela fare.

I due precedenti citati non sono il massimo della vita, perché le squadre italiane hanno perso due volte su due, ma in entrambi i casi si è arrivati davvero vicini a un altro risultato. Con una partita meravigliosa e un po’ di fortuna, l’Inter può pensare di battere i più bravi. Magari capita una volta ogni dieci anni, ma non sai mai se proprio quella può essere quella volta. E poi l’Inter proprio tredici anni fa li ha battuti i più bravi.

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