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Si chiama Yussuf Poulsen ma sulla maglia è Yurary: una dedica speciale

Yussuf Poulsen è uno dei calciatori più importanti della Danimarca di Kasper Hjumland, che fa parte del gruppo B di EURO 2020. L’attaccante classe 1994 quando veste la maglia della nazionale non porta il suo cognome sulla schiena ma ha sempre sfoggiato il nome ‘Yurary’ in onore del padre, che gli ha trasmesso la passione per il calcio.
A cura di Vito Lamorte
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Ci sono storie che vanno oltre il rettangolo verde ed entrano in sfere che non hanno solo a che fare con lo sport. Spesso ci si dimentica che dietro un ruolo, un numero o una statistica ma gli atleti di tutti i livelli sono degli esseri umani, con vicende comuni a quelle di tutti. I tornei come EURO 2020 portano alla luce storie che non sempre riescono a prendersi dei posti in primo piano e una di queste è quella di Yussuf Poulsen, uno dei calciatori più importanti della Danimarca di Kasper Hjumland. 

Il classe 1994 gioca in Bundesliga con il Lipsia ma quando gioca con la maglia della sua nazionale succede una cosa che in tanti hanno notato: sulla sua maglietta non c'è più il comune cognome danese ‘Poulsen' ma ha sempre sfoggiato il nome ‘Yurary' sulla schiena. In tanti si sono chiesti il perché e il motivo è semplice: si tratta del nome di suo padre, che lo ha avvicinato al calcio e gli ha trasmesso la passione per lo sport più seguito del mondo.

Già ai tempi del Lyngby, nella Superligaen, aveva chiesto di mettere quel nome sulla casacca e lo stesso accadde subito dopo il suo trasferimento in Germania ma, come ha spiegato a SportBild, ma non è stato possibile:"Quando sono arrivato al Lipsia, ho chiesto se potevo avere ‘Yurary' sulla maglia. Ma quando ho firmato, avevano già stampato le maglie ‘Poulsen'!". 

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Poulsen è nato a Copenaghen da padre tanzaniano, che lavorava nelle spedizioni e in uno dei suoi viaggi ha incontrato la madre a Copenaghen: dopo anni nel settore dell'import/export tra i due paesi Yurary si è stabilito lì in maniera definitiva. Il padre di Yussuf era un grande appassionato di questo sport e ha trasmesso questo attaccamento al figlio già tenera età ma, purtroppo, è morto di cancro quando aveva sei anni e questo ha avuto un grande impatto sulla sua vita. Di lui l'attaccante danese non parla spesso ma ai microfoni di dierotenbullen.com ha dichiarato: "Mi sono avvicinato al calcio grazie a mio padre. Giocava regolarmente ma non da professionista. È stato un brutto momento per me e la mia famiglia. Abbiamo dovuto imparare a vivere senza di lui. Oggi associo a lui ogni partita che gioco".

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