Shevchenko e Tassotti, dal Milan ad un piccolo gioiello: l’Ucraina può stupire
C’è una squadra che gli esteti del calcio, o per spiegare meglio coloro che vogliono vedere le giocate di classe e di genio, aspettano con grande attesa in questi Europei. Non è una squadra fortissima e non è assolutamente favorita per la vittoria finale, buona parte degli uomini non hanno neanche la classe che si vuole gustare seduti sul divano di casa, ma questa squadra può schierare un quadrilatero offensivo da leccarsi i baffi. Questa squadra è l’Ucraina e dalla posizione di mezzala in avanti può giocare con Andrij Yarmolenko, Oleksandr Zinchenko, Ruslan Malinovskyy e Marlos, tutti calciatori che amano trattare bene il pallone e spesso fanno giocate che ti fanno sorridere per la bellezza tecnica di cui si parlava all’inizio.
Uomo, o sarebbe meglio dire uomini, che devono far funzionare tutta questa classe sono due amici, due amici veri, Andriy Shevchenko e Mauro Tassotti. Vederli insieme su una panchina di sicuro crea un effetto nostalgia in primo luogo nel cuore dei tifosi milanisti, ma anche nel cuore di chi ha vissuto a tutto gas i loro anni rossoneri.
"La mia situazione al Milan era cambiata. Ero fuori dallo staff tecnico, ero osservatore dei giovani del club e Sheva mi ha suggerito di andare con lui. Ho pensato che potesse essere un'avventura interessante. Ho preferito tornare alla mia vecchia posizione di allenatore. Inoltre, era un momento un po' particolare per il club, in mezzo al passaggio del Milan da Berlusconi ai cinesi. Non mi era chiaro. Non è stato facile dopo tanti anni al Milan, ma sono soddisfatto" – Tassotti
Shevchenko arriva al Milan nel 1999 dopo che aveva strabiliato nella Dinamo Kiev di Lobanovskij, per sempre il suo padrino calcistico. Mauro Tassotti si era ritirato dal calcio giocato nel 1997, quando aveva capito di non essere più in grado di reggere i ritmi dei più giovani. Subito Tassotti diventa allenatore della Primavera del Milan, che guida dal 1997 al 2001 e le fa vincere ben due Torneo di Viareggio. Dopo anni e anni di Milan, per forza di cose frequenta anche la prima squadra e inizia a ben volere questo ragazzo ucraino, timido, riservato ma con un fuoco dentro che sprigiona ogni volta che scende in campo. A bene vedere non è dissimile dal suo carattere. Tassotti è calmo, quasi fin troppo flemmatico, ma poi sul campo da calcio è sempre stato una furia che Sacchi ha saputo ben gestire e direzionare come voleva il suo gioco. I due sono fatti per intendersi e quando prima Tassotti prende in mano la prima squadra nel 2001 e poi vi entra in pianta stabile da secondo di Carlo Ancelotti, il loro legame diventa ancora più forte.
"Ha l'ambizione, prima o poi, di misurarsi in una squadra di club. Non dipende dal nome, ma dal campionato, dalla serietà del progetto e da come lo andranno a cercare. Non vuole essere assunto solo perché lui è Sheva. Deve esserci una ricerca ed un apprezzamento del suo modo di lavorare, del metodo impostato, sul come vuole fare giocare i suoi. Shevchenko è molto bravo ed i risultati della Nazionale Ucraina, nonostante un periodo storico non semplice, sono evidenti" – Tassotti
Mauro Tassotti è una mente tattica di primissimo livello. Basti pensare che insieme proprio al suo ex compagno Ancelotti ha pensato, strutturato e reso possibile grazie a una serie di equilibri tattici molto evoluti, la costruzione del famoso “Albero di Natale”, disposizione tattica che permetteva al Milan di giocare con Pirlo regista basso, Kaká e Seedorf (o Rui Costa e altri calciatori che hanno giocato in posizione di mezzapunta, con l’olandese che scalava mezzala) e Sheva di punta. Altra volte, sfruttando proprio l’intelligenza tattica dell’ucraino, Shevchenko scalava in posizione di mezzapunta e Filippo Inzaghi giocava centravanti.
Insomma un cervello tattico di prim’ordine che il Milan ha sempre tenuto in grande considerazione, facendogli accompagnare tutto il ciclo ancelottiano, per poi lavorare con Leonardo, Massimiliano Allegri, insieme al quale vince un altro scudetto prima della valanga juventina, Clarence Seedorf, Filippo Inzaghi. Termina il suo percorso come secondo sulla panchina del Milan con Siniša Mihajlović.
“Stiamo lavorando da cinque anni, sono grato a lui per aver accettato di lavorare con me. Senza di lui, nei primi passi, mi ha dato tantissimo. È sempre vicino a me” – Shevchenko
Continua ancora per qualche tempo con un ruolo di osservatore, ma il 12 luglio 2016, dopo 36 anni in rossonero lascia e va a lavorare con l’amico, Andriy Shevchenko a cui era stata dato, per onusta gloria (il tentativo fu fatto già dall’allora nuovo presidente della Federazione Ucraina di calcio, Anatoliy Konkov, nel 2012, ma Sheva rifiutò perché aveva appena appeso le scarpette al chiodo) la panchina della Nazionale ucraina.
Da uomo intelligente e da professionista vero, quando dopo gli Europei 2016 Shevchenko sostituì Fomenko fece subito una telefonata al suo vecchio vice allenatore al Milan, l’uomo sempre dietro le quinte ma che influiva come pochi altri su una squadra di calcio. Insieme parteciparono alle qualificazioni Mondiali del 2018 con una squadra tutta da costruire. Non riuscirono ad andare in Russia ma fecero bella figura, arrivando a soli tre punti dalla Croazia che poi sarà finalista in quel Mondiale. Nella prima Nations League disputata hanno vinto il loro girone di Lega B, superando Repubblica Ceca e Slovacchia, nella seconda problemi di Covid non gli hanno permesso di restare in Lega A. Nelle qualificazioni per questi Europei poi il boom: hanno letteralmente dominato il proprio gruppo, arrivando prima del Portogallo campione in carica, pareggiando a Lisbona e vincendo per 2-1 a Kiev.
"Sono stato fortunato di giocare con campioni al Milan, sono grandi persone. Il Milan è una grande famiglia, quando arriva un giocatore nuovo ti trattano come uno di famiglia. Allenare il Milan? E’ un sogno, sarebbe il massimo" – Shevchenko
In questi cinque anni hanno costruito una bellissima squadra, che si candida a essere una delle sorprese del torneo. Hanno un modulo di gioco molto fluido, che chiede attenzione e poco coraggio alla linea difensiva, mentre chiede fantasia ed estro a quell’esercito di mezzepunte di cui sopra a cui lasciare libero sfogo. L’Ucraina di Shevchenko e Tassotti è un vero punto di domanda per tutti coloro che l’affronteranno e i due insieme sono pronti ancora una volta a fare la storia.