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Serie A, papaveri e papere: cinque cose da dimenticare della quinta giornata

Il cucchiaio sulla traversa di Sansone e l’errore di Zaniolo (che non segna a porta praticamente vuota) hanno alimentato la delusione dei tifosi. Tanta ironia sui social anche su Szczesny dopo la papera del portiere della Juve sul gol di Donnarumma. La rabbia dei napoletani dopo il gol di Castro e della Lazio per la prestazione sterile di Immobile.
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Il turno infrasettimanale di Serie A lascia ricordi e rimpianti. Lascia tifosi arrabbiati, con la classica domanda senza risposta: che sarebbe successo se… Interrogativi che alimentano l'insoddisfazione e insieme il desiderio di riprovarci, di tornare a seguire la squadra del cuore perché la prossima volta andrà meglio. Abbiamo selezionato cinque episodi della quinta giornata di campionato.

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Sansone, il cucchiaio sul legno

“Se l’avessi sbagliato, mi avrebbero spedito a lavorare in fabbrica per trent’anni di fila”. Così parlò Antonin Panenka, l'inventore del rigore che solo in Italia chiamiamo "cucchiaio". Un rigore beffardo, calciato smorzato e centrale, nella speranza che il portiere si tuffi comunque verso un angolo della porta. Quando Panenka ha mostrato al mondo quello che aveva azzardato qualche volta in allenamento per scommessa, e da un paio di stagioni nel campionato cecoslovacco, aveva nei piedi il destino di una nazione. Quel rigore, nella serie finale contro la Germania Ovest, valeva il primo titolo europeo per la Cecoslovacchia. "Solo un genio o un pazzo avrebbe potuto battere un rigore in quel modo" titolerà l'Equipe. Chissà a quale categoria appartiene Nicola Sansone che contro il Genoa azzarda un "panenka". Ma la morbidezza è un'illusione, il tocco è rigido, la palla si alza e rimbalza contro la traversa.

Si arrabbiano i tifosi del Bologna, che perde due punti contro un Genoa in preoccupante involuzione di gioco. Si arrabbia chi l'ha schierato al Fantacalcio, e non vorremmo essere nei panni di chi in attacco ha scelto Sansone e Inglese, che il rigore lo sbagliano praticamente nello stesso minuto. Un caso più unico che raro.

Castro fa piangere Napoli

Al San Paolo aveva già segnato, Lucas Castro. Un gol di sinistro, ha raccontato all'Unione Sarda, "che venne definito da qualcuno ‘alla Maradona’. Adesso è arrivato il secondo, spero che Maradona mi abbia visto…”. Il "Pata" ha dato una grande gioia ai tifosi del Cagliari. "Abbiamo fatto un sacrificio enorme, correndo come matti e spendendo tutto ciò che avevamo. Ora però non esaltiamoci: l’obiettivo rimane la salvezza, solamente una volta che l’avremo conquistata potremo pensare a qualcosa di più” ha concluso.

Il Cagliari è tornato a vincere al San Paolo dopo sette sconfitte consecutive. E i tifosi del Napoli restano con una squadra che lascia intendere percorsi di crescita, come scelte e come acquisti, poi ricade in errori già visti. Tifosi che se la prendono con l'arbitro per l'espulsione a Koulibaly Condividono la rabbia di Insigne, pronto a difendere l'orgoglio di tutti a Sky Sport contro Giancarlo Marocchi che parlava di poca intensità. Certo, i numeri dicono che il Napoli avrebbe dovuto segnare due gol e mezzo e il Cagliari solo mezzo, stando agli expected goals. Ma la matematica non consola di fronte all'imprevedibilità del calcio. Ancelotti preferisce la coppa, così ha scelto di titolare la sua biografia con riuscito calembour sportivo-gastronomico. Ma forse è presto per orientarsi sulla Champions, nonostante il 2-0 al Liverpool.

Zaniolo, sette metri a volte non bastano

Quanto possono essere larghi sette metri e trentadue? Fanno 12,32 braccia mercantili, antica misura del circondario di Massa, zona di origine di Nicollò Zaniolo. Si sente trequartista, gioca anche esterno, ha illuminato la sera di Europa League contro il Basaksehir. Ma la matematica non sarà mai il suo mestiere. E nemmeno la geometria.

In un pomeriggio che non contempla le coppe o i campioni, fallisce l'esame davanti alla porta vuota. I sette metri e trentadue si restringono, Zaniolo non segna, la Roma gradualmente affonda e l'Atalanta di Gasperini e Zapata vola. Prima sconfitta per Fonseca, per una Roma altezzosa per un'ora.

Immobile, un nome un perché contro l'Inter

La rabbia di questi tempi non è prerogativa solo di chi si riconosce nel giallorosso. Anche chi al giallorosso si oppone convive con i suoi castelli di rabbia: ogni riferimento all'attuale equilibrio di governo, alla crisi di Ferragosto e al Papeete è puramente casuale. Anche se un Conte c'entra, in questa storia. Sì, Antonio Conte, tecnico di un'Inter già a sua immagine e somiglianza, blindata nel primo tempo a San Siro da Handanovic, alla presenza numero 300 in nerazzurro. Quel che i tifosi laziali però possono rimproverare alla squadra non è tanto la sconfitta, né il primo tempo in effetti attento in difesa e generoso davanti. Quanto gli effetti collaterali dell'ingresso di Ciro Immobile. Già la polemica dopo la sostituzione contro il Parma, lo scoppio del "caso" in una fase complessa di stagione, non è il massimo. Uno sfogo capita, certo, e le scuse sono arrivate presto.

Dopo quattro gol in quattro partite, però, Inzaghi lo esclude dai titolari. Poi lo inserisce nel secondo tempo per Caicedo, che pure stava giocando decisamente meglio di Correa, e la Lazio si spegne. Perché Immobile avrebbe bisogno di essere servito più negli spazi, in profondità, ma l'Inter ha intanto preso il controllo della partita e per la Lazio diventa difficile passare dalla difesa al contrattacco senza perdere la compattezza di squadra. Ma il caso non è chiuso. "Immobile, rabbia che non si spegne" titola il Corriere dello Sport dopo la partita. Per la prima volta, scrive Daniele Rindone, c'è aria di rottura.

Szczesny, altro che "migliore al mondo"

"Alisson era la mia riserva, ora lo è Buffon, quindi sono il migliore al mondo”. Il ricordo di questa dichiarazione evidentemente scherzosa di Szczesny accompagna una numerosa serie di post e di meme dopo la papera del polacco contro il Brescia. Potere della memoria del web che tutto conserva. Szczesny rimane titolare, anche dopo una giornata no. «Dualismo è una parola inappropriata perché le cose erano chiare fin dall’inizio e io le ho accettate senza il minimo dubbio», ha raccontato Buffon dopo l'esordio stagionale contro il Verona, riporta la Gazzetta dello Sport.

I tifosi della Juve rimangono come color che son sospesi, soddisfatti per la rimonta ma non del tutto sicuri sulla direzione del progetto, che a Brescia ha poggiato sui 108 passaggi completati da Miralem Pjanic, record per un centrocampista in un match di questo campionato, rivelano i dati Opta. Ma i social si riempiono anche di critiche a Rabiot, e c'è chi si stupisce che venga considerato più di Emre Can. Com'è dura la vita del tifoso.

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