Serie A, il presidente Gravina: “Pensiamo a un campionato senza partite al nord”
Le parole del presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, anticipano di fatto la linea che verrà presentata in consiglio e che tutti i club, compresi quelli contrari (in particolare il Torino e il Brescia, come ribadito dalle posizioni pubbliche dei presidenti Urbano Cairo e Massimo Cellino), dovranno accettare. Del resto quel "il campionato va portato a termine" accompagnato dal "stiamo decidendo come farlo e non quando" chiarito nell'intervista a Repubblica non è solo una manifestazione d'interesse ma una sorta di tabella di marcia verso la ripresa della Serie A.
Assieme ai medici della commissione scientifica, alla Lega Calcio e al Governo (che avrà l'ultima parola in termini di sicurezza pubblica) verrà stilato il protocollo molto rigido da seguire per garantire allenamenti in sicurezza e una filiera di "protezione" anche per quanto riguarda la disputa degli incontri. Materia, quest'ultima, che sarà oggetto di discussione per l'importanza di una organizzazione logistica capillare in in una situazione straordinaria come quella attuale.
Tutte le gare saranno a porte chiuse (provvedimento che verrà adottato almeno fino a dicembre ma non è escluso sia esteso anche al 2021) con la variante di giocarle addirittura in campo neutro qualora siano previste in territori indicati "zona rossa" per l'alto rischio di contagi da Covid-19. Milano, Brescia, Bergamo: è il triangolo più critico per quanto accaduto finora e per la situazione contingente. Difficile, invece, che la parte restante della stagione (12 giornate e 3 recuperi) sia concentrata tutta in una sola città. È una ipotesi che lo stesso numero della Figc ha accantonato e spiega anche il motivo.
Un campionato senza partite al Nord è una possibilità – ha ammesso Gravina – ma farlo in una sola città non è opzione presa in considerazione. Non si possono giocare 10 partite sullo stesso campo in un week-end, servirebbero 20 centri d'allenamento.
Alla questione logistica si aggiunge anche quella del calendario. Posto che sarà necessario andare in campo anche 3 volte a settimana, così da spalmare i match nell'arco di un mese/ un mese e mezzo, il nodo da sciogliere è individuare sulla carta il periodo temporale migliore e soprattutto in linea con le indicazioni del Governo. Non è contemplata soluzione alternativa: lo stop definitivo è scartato a priori.