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Serie A, il calcio a mezzanotte non piace: i tifosi protestano per le partite delle 21.45

Secondo alcune indiscrezioni, sarebbero decine le segnalazioni inviate dai tifosi all’Unione Nazionale dei Consumatori. Una parte degli appassionati italiani, stufi di rimanere in piedi fino a tarda notte, avrebbero infatti proposto l’aggiunta di un nuovo orario (le 16.30) e chiesto di anticipare alle 21.00 i match delle 21.45.
A cura di Alberto Pucci
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Prima si lamentavano della sospensione del campionato, adesso dell'orario del triplice fischio finale della partita delle 21.45. Il Coronavirus ha di fatto cambiato le abitudini dei tifosi italiani: appassionati che continuano, nonostante l'emergenza e le relative decisioni prese dalla Figc e dalla Lega di Serie A, a mostrare un po' di insofferenza anche in questa fase post lockdown. A generare mugugni e polemiche è questa volta la decisione di far giocare alcune partite alle 21.45: una scelta insolita, presa in considerazione dai vertici del nostro calcio per preservare le squadre dal caldo pomeridiano e per venire incontro ai ‘broadcaster', che con i denari versati per i diritti televisivi tengono in piedi il movimento.

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La proposta dei tifosi all'Unione Nazionale dei Consumatori

Secondo i tifosi, però, l'orario andrebbe rivisto. Definita ‘assurda, immotivata e priva di qualsiasi logica‘ la scelta di giocare a notte fonda, poichè obbliga gli appassionati a rimanere svegli fino alla mezzanotte per assistere al triplice fischio finale, in molti hanno infatti protestato e chiesto una revisione del calendario stilato dalla Lega di Serie A. Come riportato dal ‘Corriere dello Sport', molti tifosi si sarebbero dunque fatti sentire inviando decine di segnalazioni all'Unione Nazionale dei Consumatori, e chiedendo formalmente che venga aggiunto un nuovo orario (alle 16.30) e anticipato alle 21.00 quello delle 21.45.

In attesa di capire quale sarà la presa di posizione ufficiale della Serie A, di fronte a questa clamorosa protesta, le indiscrezioni che filtrano dai piani alti di via Rosellini (quartier generale milanese della Lega) raccontano di dirigenti di club (e delle stesse televisioni) poco propensi a cambiare ancora il format: già pesantemente stravolto da una situazione d'emergenza. Quella che molti tifosi non hanno ancora capito.

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