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Senza Lukaku è un’altra Inter, gli ex Candreva e Keita regalano la vittoria alla Samp (2-1)

La legge dell’ex condanna l’Inter a Marassi contro la Sampdoria. Nerazzurri battuti 2-1, perdono terreno e sentono il fiato sul collo della Roma. Candreva e Keita gli autori delle reti della Sampdoria. De Vrij accorcia le distanze, Lukaku entra nella ripresa e sfiora il 2-2. Sanchez sbaglia un calcio di rigore in avvio di match. Decisivo il Var in occasione dei penalty.
A cura di Maurizio De Santis
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Due gol degli ex, Candreva e Keita, mandano ko l'Inter a Marassi (2-1) e ne stoppano la corsa scudetto. Un errore dal dischetto di Alexis Sanchez, che dagli undici metri non è glaciale come Lukaku. Il Var decisivo in occasione dei tiri dal dischetto. Nel novero ci sono anche i legni di Young (sulla ribattuta di Audero, che fa il miracolo sul cileno) e di Tonelli. Pari il conto dei pali ma il copione del match di Marassi si rivela amaro per i nerazzurri: a Genova fa la figura del ragazzo che ha studiato a memoria la lezione ma al momento dell'interrogazione fa scena muta. E torna a casa con un brutto voto.

Poteva (e doveva) essere la giornata importante per mettere la freccia e sorpassare il Milan. Poteva (e doveva) essere il match della maturità. Poteva (e doveva) essere l'incontro opportuno per dare un segnale molto forte al campionato, magari approfittando delle difficoltà degli avversari decimati dal Covid (Milan e la stessa Juventus). A guardare un dettaglio delle statistiche la delusione è maggiore: 23 tiri (11 nello specchio), undici metri di rabbia e sfortuna, mezz'ora di sbandamento che ha permesso ai padroni di casa di piazza l'uno-due. Un'occasione buttata via.

Alibi? Non ce ne sono anche perché la differenza degli organici è tale che la sola assenza di Lukaku non può bastare a spiegare l'insipienza di una prestazione incoraggiante nei primi dieci minuti e poi svanita nel nulla col passare dei minuti. Ranieri imposta i liguri in maniera molto semplice ma altrettanto efficace, lasciando il bandolo della matassa agli ospiti (che raccolgono fino al 60% in possesso palla).

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La formazione di Conte dà sempre la stessa impressione: si accende appena il belga mette piede in campo (lo sarà nella ripresa quando, tolto Gagliardini, verrà lanciato nella mischia per l'assalto finale) ed è costretto agli straordinari nonostante l'affaticamento muscolare avvertito una settimana fa ne raccomandasse il riposo. Doveva ma non poteva. Quando Keita anticipa i marcatori dopo una grande azione personale di Damsgaard e la mette alle spalle di Handanovic il tonfo è fragoroso.

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O la va o la spacca, Conte schiera le batterie pesanti e lancia la squadra all'attacco. Lukaku si scalda, de Vrij accorcia le distanze di testa. È il segnale che attendeva: vai, Romelu… pensaci tu… sembra dire all'attaccante. Già, perché fino allora la prima linea dell'Inter s'era accesa a intermittenza con Sanchez più croce che delizia (suo l'errore dagli undici metri che avrebbe potuto dare un'inerzia differente all'incontro) e con Lautaro Martinez che senza Lukaku si sente un po' spaesato. Sarà proprio il belga a sfiorare il pareggio: cross di Perisic, colpo di testa dell'ex Manchester United ma Audero si supera e respinge la conclusione. È il momento anche di Vidal e D'Ambrosio al posto di Barella e Skriniar per il forcing finale, sono gli ultimi cambi. Ma cambierà nulla.

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