Seedorf non allena da anni, lui sa perché: “Il sistema in Italia è razzista, neanche una proposta”
Clarence Seedorf non allena ormai da tre anni: nel luglio del 2019 il 46enne olandese venne esonerato dal Camerun dopo appena un anno, in seguito all'eliminazione negli ottavi della Coppa d'Africa. Era la sua quarta esperienza da tecnico dopo quella da giocatore super vincente (è l'unico calciatore ad aver vinto la Champions League con tre squadre diverse, Ajax, Real e due col Milan).
Il ‘professore' in precedenza aveva allenato proprio i rossoneri, esonerato dopo 6 mesi, lo Shenzen in Cina (separazione consensuale sempre dopo un semestre) e il Deportivo La Coruna in Spagna, in un'annata disgraziata dei galiziani, che quell'anno cambiarono tre allenatori e retrocessero. Anche in quel caso, dopo appena 5 mesi, società e tecnico decisero a fine campionato di separarsi.
Poi appunto l'esperienza sulla panchina del Camerun e da allora nessun'altra opportunità, né in Italia né all'estero, una circostanza di cui Seedorf si duole, ospite del Festival dello Sport di Trento, e che attribuisce a motivazioni extra calcistiche: il colore della sua pelle, senza girarci tanto intorno: "Mi sono chiesto perché non ho avuto altre occasioni in Italia, ho due figli nati qui. Non credo che l'Italia sia un Paese razzista, l'ho sempre sostenuto, perché dopo vent'anni credo di aver capito un po' l'Italia. Ci sono razzisti come dappertutto, sicuramente, ma non le persone. Il sistema tante volte è molto più razzista delle persone".
L'attuale opinionista di Prime Video va a quello che secondo lui è il nocciolo del problema: "Non si spiega come gli allenatori che sono arrivati dopo di me al Milan (Inzaghi, Mihajlovic, Montella, Gattuso, Giampaolo, ndr) hanno trovato subito una squadra, anche in Italia, ed io invece non ho ricevuto neanche una proposta. Neanche una, dopo vent'anni di Italia. È un po' strano. Oppure mi dicevano: ‘Non vogliamo offenderti con la nostra proposta'. Intanto tu fammela la proposta, ti dico io se sono offeso o no…".
"Non è logico e non succede solo in Italia – continua Seedorf – Se guardi in tutta Europa, c'è questo problema che non ci sono allenatori di colore. Non ci sono le opportunità. Io la prima proposta seria l'ho trovata in Cina, l'ho accettata perché mi piace viaggiare e faccio di ogni progetto una cosa importante. Però è deludente vedere che dopo l'esperienza al Milan in cui fai bene, poi non ricevi una chiamata. Il calcio riflette la società. Io ne faccio una missione di vita, creare eguaglianza e inclusione. Ormai il mondo è connesso, non c'è più modo di tener fuori la gente. È stato un momento difficile, ne ero cosciente, non pensavo succedesse con me".