Sebino Nela racconta la malattia: “Per il tumore ho pensato di suicidarmi”

La voglia di farla finita, una volte per tutte. Anche per chi è abituato a combattere, soprattutto per chi è abituato a combattere da sempre. Come Sebastiano Nela, terzino da corsa e di grinta, per tutti ‘Sebino', per i tifosi giallorossi "Hulk", per il fisico massiccio, un corpo da lottatore, votato al calcio. Che ha fatto innamorare tutti a cavallo degli anni '80 e che spinse Antonello Venditti a dedicargli una delle sue canzoni, ‘Correndo, correndo'. E correndo, correndo Sebino Nela sta riuscendo a vincere la sua più lunga e difficile battaglia, quella con il cancro con cui condivide la quotidianità da anni. Non senza aver avuto momenti di cedimento.
Ha confessato la sua malattia, le sue paure, la sua voglia di continuare malgrado tutto al Corriere dello Sport, aprendo il proprio animo con la stessa determinazione con cui cavalcava la fascia sinistra, sradicava palloni agli avversari, spingeva la ‘magica' Roma all'impresa dello scudetto '81 e delle tre Coppe Italia, 83-84, 85-86 e 90-91.
Ho visto la morte in faccia. Ho metabolizzato questa cosa. Non so quante volte mi sono ritrovato di notte a piangere nel letto. Ci ho pensato un miliardo di volte. Ho pensato a Di Bartolomei e di ciò che ha fatto: era un capitano vero, malato nell'animo. Ci ho riflettuto anch'io, ma non ho mai avuto il coraggio di porvi fine.
Sebastiano Nela ha un tumore, un cancro all'intestino con cui sta lottando giorno dopo giorno: chemioterapia, cure, pillole, esami. Un iter che lo ha debilitato, lo ha quasi ucciso ma con il quale oramai quotidianamente convive, provando a guardare al futuro: "Ho il retto addominale aperto, le viscere spingono, mi esce sempre questo bozzo non bellissimo da vedere. Devo fare pulizia di un po’ di schifezza e mettere una rete di protezione. Dopo di che, continuerò i miei controlli ogni sei mesi. Due anni e mezzo di chemio non sono uno scherzo. Ti guarisce una cosa e te ne peggiora un’altra. Ho avuto degli attacchi ischemici"
Una situazione clinica complicata ma che ‘Hulk' ha deciso di dominare a suo modo, "cercando di portare avanti una vita normalissima", scacciando il fantasma della morte che lo accompagna da sempre: "Se dovesse capitare sai che dico? ‘sti cazzi: alla fine, sono soddisfatto della persona che sono. Non ho rimpianti, posso morire anche domani". E al domani, ‘Hulk' continua a guardare, lottando. Correndo, correndo.