Schalke, dopo l’assalto dei tifosi: “Non costringeremo i calciatori a giocare”
Non migliora la situazione in casa Schalke 04. La squadra tedesca, retrocessa dalla Bundesliga per la quarta volta nella sua storia dopo la sconfitta di martedì contro l'Arminia Bielefeld, è stata oggetto di un assalto da parte dei propri tifosi, che hanno riversato la loro rabbia per il pessimo risultato sul pullman che ospitava i calciatori del club di Gelsenkirchen. Un'aggressione che ha lasciato strascichi su diversi componenti della squadra bianco-blu, costretti a scappare a piedi, dopo aver ricevuto calci e pugni da parte dei loro stessi tifosi. La testimonianza anonima di un tesserato dello Schalke 04 a Sport1 rende benissimo l'idea della situazione che i calciatori sono stati costretti ad affrontare:
Ci hanno detto ad alta voce che dovremmo vergognarci di noi stessi e nessuno di noi sarebbe dovuto restare qui il prossimo anno. Siamo stati colpiti con le uova e la situazione si è aggravata ulteriormente. I tifosi ci hanno attaccato, da quel momento in poi abbiamo solo corso. Avevamo paura. Alcuni di noi sono stati presi a calci. Sono scioccato e non so come potremo giocare le prossime partite.
La scelta dello Schalke 04: "Nessuno sarà costretto a giocare"
È per questo motivo che Peter Knabel, direttore tecnico del club, si è detto disposto a venire incontro alle esigenze dei calciatori. La società, infatti, non costringerà nessuno a giocare gli ultimi match di Bundesliga:
Innanzitutto dobbiamo pensare alle persone e capire come stanno i ragazzi. Se qualcuno di loro non volesse giocare gli ultimi quattro match lo capirei e lo accetterei. Parlerò con tutti i calciatori per capire cosa provano.
Senza più niente da giocarsi, i dirigenti dello Schalke 04 hanno deciso di annullare le sedute di allenamento previste per mercoledì e ieri, in modo da far riprendere i calciatori dopo lo spiacevole accaduto. La squadra sarà protetta dalla polizia, in vista delle ultime quattro partite della stagione. I giocatori dello Schalke saranno costretti ad affrontarle in uno stato emotivo che non ha nulla a che vedere con il calcio.