Scaroni racconta la dura verità sull’addio a Maldini al Milan: “Si sentiva a disagio qui”
Non appena finita la stagione, il Milan non ha perso tempo e ha salutato due uomini che fino a qualche istante prima sembravano i punti chiave del presente e del futuro rossonero: Paolo Maldini e Frederic Massara. Un commiato veloce, un divorzio completato in poche ore con tanto di nota ufficiale e saluti. A rimanerci di sasso, la squadra e i tifosi che sapevano delle frizioni interne tra l'area tecnica e la dirigenza, ma mai avrebbero immaginato ad un epilogo di questo tipo. Le cui motivazioni sono emerse anche dalle ultime dichiarazioni del presidente del Milan, Paolo Scaroni.
Il lungo addio era iniziato già un anno fa, quando per Maldini e Massara c'era stata più di una semplice difficoltà nel trovare il prolungamento di contratto con la nuova proprietà RedBird, all'indomani dell'acquisizione del Milan da Elliott. Un rinnovo che, eventi alla mano, è stato più un compromesso che un accordo visto che non appena si è conclusa l'attuale stagione ai due uomini mercato è stato dato il benservito. Voluto espressamente dalla nuova proprietà, con Gerry Cardinale in persona, che mai ha gradito il ‘modus operandi' soprattutto dell'ex stella rossonera, a suo modo presenza evidentemente troppo ingombrante per poter essere funzionale alla visione del patron italoamericano.
La domanda, però, nasce spontanea nel cuore del tifo rossonero: qual è la reale visione di Cardinale per il suo nuovo Milan? Il licenziamento di Maldini e Massara è infatti apparso al popolo milanista quasi come un regolamento finale, epurando chi non condivida pienamente idee e visione globale del club, gettando sconforto e perplessità. Al di là dell'importanza, della storia, della gloria dei singoli: ed è qui la reale motivazione che ha spinto al divorzio, evidenziata tra le righe anche dalle ultime dichiarazioni del presidente del Milan, Paolo Scaroni, rilasciate al Corriere, dove emerge l'amara verità di un distacco deciso da tempo e la pronta soluzione già in atto.
Con Maldini in particolare, Cardinale non si è mai inteso fino in fondo perché l'ex stella rossonera ha sempre lavorato in primis per il Milan e poi per la sua proprietà. Non un atto di protagonismo, ma un semplice atto di fede e dedizione pari a quello che mostrava in campo quando giocava: il club prima di tutto e di tutti, mettendoci in prima persona la faccia. Ed è proprio ciò che ha scompigliato le carte: "In questa organizzazione abbiamo avuto l’impressione che Paolo si sentisse a disagio, e quando si è a disagio è meglio separarsi", le parole di Scaroni.
Un concetto preciso e delineato di cui il presidente rossonero sembra farsi portavoce della proprietà: "Si lavora da team, un modello organizzativo che sta molto a cuore al nostro azionista, specialista di sport che vanta successi nelle sue attività. Quando ci suggerisce qualcosa noi prestiamo grande attenzione, perché pensiamo porti innovazioni". Come dire: Maldini questo non lo ha mai fatto, non riuscirà mai a farlo e, dunque, è stato accomodato.
Il tutto evidenziato da una ulteriore riflessione di Scaroni al Corriere: "Tutti abbiamo sempre avuto rapporti eccellenti con Paolo Maldini, però seguiamo un modello un po’ innovativo, almeno per l’Italia, di gestione del club. Questo ci porta a considerare tutte le nostre attività come collegiali". Con buona pace dell'ex stella rossonera, che da sempre rappresenta un volto e un nome da spendere per il bene del Milan. "Oggi ne abbiamo meno bisogno" chiude Scaroni: "il Milan uscito dalla gestione di Yonghong Li faceva fatica ad attirare talenti, il Milan di oggi, che ha vinto lo scudetto ed è arrivato in semifinale di Champions è più attrattivo". Con buona pace di Maldini e della sua gloria nel calcio, rossonero e oltre che farà a meno delle sue glorie sostituendole con un progetto costruito su algoritmi e studi scientifici.