Sarri sulla manovra stipendi: “Abbiamo fatto un piacere alla Juventus che ce lo chiese”
Tre procedimenti aperti per i quali la Juventus è ancora sotto la lente della Procura FIGC. Le due manovre stipendi (2019-2020 e 2020-2021), il caso dei compensi agli agenti e il filone delle plusvalenze bis (quelle che il club avrebbe realizzato sfruttando l'opacità di operazioni con la presunta complicità di società "amiche") sono le questioni sul tavolo che rischiano di aggravare i provvedimenti già inflitti alla società con la sentenza sul processo (riaperto) istruito per le plusvalenze fittizie.
Per quanto riguarda il primo aspetto (quello relativo agli ingaggi che, secondo gli inquirenti, non sarebbero stati contabilizzati regolarmente a bilancio) a rischiare non è solo la società bianconera ma anche i calciatori e lo staff tecnico. Ovvero quei tesserati firmatari di accordi sanciti da scritture private ‘fantasma' (che non si dovevano sapere), a garanzia di intese transattive non messe agli atti. Tra queste c'è anche la famosa "carta Ronaldo che doveva restare segreta", vidimata solo dalla società (manca la firma di CR7) e per la quale il campione portoghese dovrebbe essere interrogato dai pm nelle prossime settimane.
Ecco perché, dopo il -15 comminato dalla Procura federale, tra capo e collo del club può arrivare un'altra mazzata punitiva. Nelle deposizioni rese ai magistrati – che rientrano nel corredo accessorio di riscontri, intercettazione e documenti sequestrate – i diretti interessati hanno spiegato come si sono svolti i fatti. All'epoca, in quel lasso di tempo finito sotto la lente degli inquirenti delle Procure, c'era Maurizio Sarri in panchina: conquistò lo scudetto nell'anno della pandemia (2019-2010), caratterizzato dallo stop a tutta l'attività agonistica e dalla ripresa che allungò la stagione fino all'estate.
A margine di Juventus-Lazio di Coppa Italia, il tecnico ha risposto a una domanda specifica fattagli in conferenza stampa descrivendo il contesto di allora senza alcun intento polemico e aggiungendo anche una considerazione personale. "Non ero nel CdA – ha ammesso l'ex allenatore bianconero -. Noi non abbiamo fatto assolutamente niente se non fare un piacere alla società nel momento in cui ce l’ha chiesto, non penso a discussioni dal punto di vista del campo".
Poi arriva anche la riflessione sul futuro: allo stato dei fatti, quello prossimo si presenta nebuloso ma a lanciare sguardo un po' più in là le cose per la Juve sono destinate a cambiare: "La storia delle grandi società è fatta anche di questi momenti, per la Juventus è una società forte. Pagherà quello che deve pagare e poi tornerà forte".