Sarri furibondo con Lotito per il mercato della Lazio: aveva fatto 4 nomi, ha pensato di dimettersi
Il secondo posto in campionato nella scorsa stagione e la Champions League. Maurizio Sarri auspicava che aver portato in dote doni del genere fosse sufficiente per fare breccia nel presidente, Claudio Lotito, e spingerlo a investire su quei tre, quattro nomi che l'allenatore aveva fatto per la sua Lazio, funzionali alla squadra che ha in mente. Li aveva cerchiati in rosso sul taccuino delle priorità a marzo scorso ma, a venti giorni dall'inizio della Serie A, si ritrova solo con Castellanos tra i nuovi acquisti e il vuoto lasciato a centrocampo dalla partenza di Milinkovic-Savic.
Il tecnico aveva pensato perfino di rassegnare le dimissioni, considerando quei traguardi raggiunti una sorta di palude in mezzo alla quale non voleva (non vuole) restare impantanato con tutto quel che ne consegue. Meglio fermarsi adesso prima che la slavina dei risultati e di ambizioni disattese travolga tutto: era un'idea che aveva accarezzato e s'era fatta strada dentro di sé in maniera dirompente. Poi ci ha pensato su e lo ha fatto per un motivo: "Resto solo per voi, vi ringrazio perché un gruppo così non l'ho mai avuto", la confessione fatta ai calciatori nell'ultimo giorno di ritiro ad Auronzo (riportata da Il Messaggero).
È in quella frase che ci sono tutto il malessere e il malumore del tecnico che si aspettava ben altro dalle trattative. Nemmeno l'incontro con il presidente delle ultime ore è servito per rasserenarsi e avere fiducia. Anzi, voci di corridoio ne descrivono l'animo furibondo perché alla fine, ammesso sia accontentato, a decidere sarà sempre Lotito che gli prenderà i calciatori secondo lui più opportuni in termini di qualità/prezzo.
La realtà è che parlano due lingue diverse: da un lato c'è il patron che ritiene di avere gran parte del merito nell'allestimento della rosa reduce da una stagione di alto profilo e non ha alcuna intenzione di fare follie se non ritocchi funzionali; dall'altro la convinzione dell'allenatore di aver compiuto un mezzo miracolo "aiutato" anche dalle difficoltà delle milanesi e dalle alterne vicende della Juve e che "ripetersi sarà difficilissimo" se non impossibile senza coprire i ruoli di centrocampista centrale, mezzala, attaccante esterno e terzino sinistro.
Si spiegano anche così i "no" e lo sguardo di traverso di Sarri rispetto ai profili che il presidente ha individuato e non ritiene pronti subito per il suo gioco. Ricci del Torino (per il quale aveva bloccato l'arrivo di Sow), Zielinski e Mario Rui del Napoli (quest'ultimo in alternativa a Luca Pellegrini della Juve), Berardi del Sassuolo i nomi che aveva fatto e tali sono rimasti perché troppo costosi. C'è ancora dell'altro che non è andato (e non va) a genio al tecnico: la mancanza nello staff di un reale direttore sportivo dopo l'addio di Tare, la sensazione di sentirsi solo a dove mettere una pezza per fare fronte anche ad altre situazioni (è il caso di Luis Alberto).
Nel faccia a faccia con il presidente è stato messo tutto sul tavolo e qualcosa è rimasto sullo stomaco all'ex di Napoli e Juve. Difficile che Sarri sia soddisfatto in toto, possibile che in qualche modo il massimo dirigente lo accontenti facendo ancora un tentativo (questa volta più deciso) per il centrocampista del Torino: l'offerta proposta ai granata per Ricci era stata di 15 milioni più 5 di bonus, l'aumento della parte fissa a milioni può smuovere le acque. Così come Lotito sembra sia pronto a fare un’offerta per lo svedese Karlsson (Az Alkmaar) o in alternativa per il danese Isaksen (Midtjylland). Sarà sempre lui a decidere con la possibilità che almeno una delle quattro richieste sia evasa nelle prossime ore.