Sannino lascia la panchina in Libia per paura del Covid: “Non era sicuro”. Torna qua e si contagia
Giuseppe Sannino non è più l'allenatore dell'Al-Ittihad di Tripoli: il 64enne allenatore partenopeo ha lasciato la panchina – su cui sedeva dallo scorso settembre – e anche la Libia. Ma non per ragioni sportive o di disaccordo con la società. Anzi, andava tutto a gonfie vele, come dimostra l'attuale primo posto in classifica della sua ex squadra, tuttora imbattuta in campionato anche dopo il suo addio.
L'ex tecnico di Siena e Palermo negli ultimi anni aveva sposato la strada dell'estero, dopo aver già allenato il Watford nel 2013/14. Honved, Levadiakos ed infine l'Al-Ittihad le ultime tre tappe, prima che decidesse di lasciare la Libia per colpa del Covid. "Non era sicuro, ho preferito rientrare", ha spiegato alla Gazzetta dello Sport, lasciando intendere condizioni di diffusione del virus e misure atte a contenerlo tali da non farlo stare sereno. E tuttavia, qualche giorno dopo essere rientrato in Italia, per ironia della sorte, è risultato positivo.
Adesso si trova nella sua casa a Cinquale, una rinomata stazione balneare tra Massa e Forte dei Marmi in Toscana: "Purtroppo è capitato, ma adesso sono pronto a rientrare. Magari in Italia…", la butta lì Sannino, lanciando la sua candidatura a chi ha bisogno di un allenatore esperto e affidabile. Già nelle ultime esperienze all'estero, il tecnico nato ad Ottaviano aveva lasciato per colpa del Covid: "Le ultime tre squadre stavano andando benissimo. Con la Honved abbiamo vinto la Coppa d'Ungheria, in Grecia avremmo dovuto fare la finale dei playoff, in Libia ero primo con 12 punti in 6 partite e solo 2 gol al passivo. Ma ho dovuto lasciare: quando sei lontano da casa, hai timore di ammalarti senza poter avere le cure necessarie. Non ero tranquillo, ecco. E a malincuore ho dovuto rinunciare: peccato, perché in quei tre posti stavamo vivendo pagine sportive esaltanti".
Sannino racconta la sua ultima avventura nel Nordafrica: "Le strutture non sono granché, ma in Libia c’è una grande passione per il calcio. Anche agli allenamenti c'erano centinaia di persone a vederci e, quando abbiamo vinto un derby giocato fuori città, al ritorno siamo stati accolti lungo la strada da migliaia di tifosi che volevano festeggiare e hanno fermato più volte il pullman. Ho giocato partite in Egitto, in Nigeria e da altre parti, ho visto un calcio importante, con giocatori giovani e di grande valore sui quali non è sbagliato investire. Bisogna soltanto perdere un po' di tempo per educarli tatticamente e insegnare loro a stare in campo, ma non è tempo sprecato. È bellissimo fare esperienze all’estero. Mi piacerebbe restare in Italia, ma una squadra straniera è sempre interessante da allenare. Meglio se non ci sarà più di mezzo il Covid…".