Salta la Copa America in Colombia: le partite si giocheranno tutte in Argentina
C'erano le avvisaglie da giorni, a causa delle proteste e degli scioperi in atto in Colombia contro il governo del presidente Iván Duque per ottenere cambiamenti nella sua politica e la fine della brutalità della polizia. Denunce forti portate all'attenzione del mondo, per "le gravi violazioni dei diritti umani di alcuni membri della forza pubblica".
Una situazione in cui l'organizzazione della Copa America era diventata un grosso problema, al punto che il Paese sudamericano è stato costretto a ritirarsi, dopo aver tentato invano di ottenerne il rinvio a novembre: richiesta respinta dalla Conmebol, che ha contestualmente confermato che la competizione comunque si giocherà, con tutta probabilità a questo punto soltanto negli stadi dell'altro stato organizzatore, ovvero l'Argentina.
Sono da ricollocare infatti una quindicina di partite che si sarebbero dovute svolgere in Colombia: Cile e Paraguay si sono offerti di ospitarle last minute – il torneo comincia l'11 giugno prossimo – ma l'opzione che la Conmebol sembra preferire, dati i tempi stretti, è quella di spostare l'intera Copa in Argentina, che è già pronta a livello organizzativo e ha dato la propria disponibilità.
La situazione in Colombia era diventata sempre più pesante al riguardo nelle ultime ore, con proteste reiterate volte a sfilarsi dall'organizzazione della competizione in un momento così difficile per il Paese. Una rappresentanza delle tifoserie di diverse squadre si era riunita davanti agli uffici della Federcalcio colombiana a Bogotá per mandare messaggi precisi sulla questione: "No alla Copa America", "Il pallone non deve essere sporco di sangue".
Una pressione divenuta insostenibile per il Governo colombiano, fino alla richiesta di rinvio dopo un incontro tra il presidente della Colombia, il ministro dello sport e il presidente della Federcalcio: una richiesta motivata alla Conmebol ufficialmente a causa della situazione epidemiologica del Paese. La realtà è ben diversa e parla di una situazione socio-politica in cui far rotolare un pallone è l'ultima cosa che serve.