Sacchi e il sesso nel suo Milan: “Un giocatore disse che ce l’aveva fatta tre volte”. Lui lo gelò
Arrigo Sacchi ha smesso di allenare ancora giovane: lasciò la panchina del Parma per il troppo stress nel gennaio 2001. Il tecnico romagnolo in quel momento aveva 55 anni: "Non sono stato mai esonerato, in 25 anni di carriera – ha raccontato con orgoglio intervenendo a Rai Radio2 – Ma avevo una gastrite che mi si stava trasformando in ulcera. Ero così preso dal lavoro che non riuscivo a capire le cose che stavo facendo. Vivevo per il calcio, non volevo tradire le persone che avevano avuto fiducia in me. Mi fermai dopo una partita a Verona: vincemmo e non sentii assolutamente nulla. Non volevo essere il più ricco del cimitero".
Sacchi si dimise dal Parma in maniera clamorosa, arrivando a casa a Fusignano confessò: "Credevo di non finire la partita". La diagnosi fu una forte crisi ipertensiva per accumulo di stress da panchina. Da allora l'ex Ct della Nazionale non ha mai smesso di seguire il calcio e tuttora scrive quasi quotidianamente sulla Gazzetta e non fa mancare le sue opinioni, sempre improntate all'apprezzamento di un calcio che veda la propria squadra "padrona del campo e del gioco", come amava dire il suo presidente Silvio Berlusconi.
Del resto il nome di Sacchi resterà legato per sempre a quello del suo grande Milan degli olandesi, che a cavallo tra gli anni '80 e '90 non si limitò a vincere due Coppe dei Campioni ma cambiò il calcio di allora in maniera destinata a restare nella storia: "Non ho mai guardato i piedi di un calciatore, io guardavo la testa. Vincevamo con merito, per me una vittoria senza merito non era una vittoria. Costacurta pochi anni fa mi disse: ‘Ci hanno copiato in tutto il mondo eccetto che in Italia'. E io gli ho risposto che è così perché in Italia siamo presuntuosi, individualisti e non facciamo squadra".
A proposito di quel Milan, Sacchi ha svelato un paio di aneddoti: "Il sesso prima delle partite? Io cercavo di non fare figli e figliastri, le regole erano uguali per tutti. Mi fidavo dei calciatori, una volta un giocatore mi disse: Gliel'ho fatta tre volte'. Io gli risposi: ‘Pensavo di più'. Al Milan c'era un giocatore che frequentava più la notte che il giorno, lo mandammo via…".