Sabatini fa un passo indietro e chiede scusa a Inzaghi: “Non l’ho aiutato nel momento di difficoltà”
L'avventura di Pippo Inzaghi sulla panchina della Salernitana è durata appena quattro mesi ed è terminata dopo la brutta sconfitta di Empoli. Al suo posto per centrare l'obiettivo salvezza (che oggi appare sempre più complicato) la società ha affidato tutto a Fabio Liverani, ma prima di presentare il nuovo traghettatore Walter Sabatini ha voluto fare una doverosa premessa con tanto di scuse.
Nella conferenza stampa di presentazione del nuovo allenatore il dirigente ha voluto fare un passo indietro e parlare con il cuore in mano, svelando ciò che realmente è accaduto dietro le quinte e come ha influito sulla breve esperienza di Inzaghi a Salerno. L'ex attaccante del Milan, che aveva preso il posto di Paulo Sousa esordendo alla nona giornata di campionato, ha lasciato la squadra all'ultimo posto in classifica con pochissime chance di salvezza.
Ma nonostante tutto Sabatini ha voluto addossarsi una grande fetta di responsabilità per le difficoltà che i granata hanno attraversato nell'ultimo periodo: "Voglio fare operazioni verità e devo chiedere scusa a Inzaghi. Avrei dovuto e potuto portare alcuni calciatori a inizio gennaio". Il dirigente ha fatto intendere che dall'ultima sessione di calciomercato sarebbe dovuto arrivare qualche rinforzo in più per aiutare l'allenatore ad affrontare la seconda metà della stagione.
Poi ha continuato con le scuse rivolte a Inzaghi: "Non ho aiutato un allenatore in difficoltà, mi scuso profondamente dal punto di vista umano e professionale. Gli auguro tutte le fortune del mondo. E' doveroso dire queste cose. Ribadisco: chiedo scusa al nostro ex allenatore, gli auguro una grande carriera".
Anche la scelta di Liverani non è per niente casuale. Ai giornalisti che gli hanno chiesto perché la Salernitana ha affidato la panchina a lui Sabatini ha risposto con un vecchio aneddoto della sua carriera: "È un uomo che è cresciuto, anche faticosamente, in una dimensione che conosco bene come Roma. È cresciuto da solo con la madre, la sua palestra di vita è stata la strada. Vi garantisco che si impara molto di più per strada che a Coverciano. Era il numero 10 della Viterbese, un giorno sono andato a giocare con l'Arezzo e questo disgraziato mi ha fatto due gol".