Ruud Krol: “Il Coronavirus fa paura, ma i giocatori devono rimanere vicini alla gente”
Sono molti i messaggi di solidarietà arrivati agli italiani negli ultimi giorni. Parole d'affetto e abbracci ‘virtuali', inviati anche da chi ha vissuto e giocato nel nostro paese come ad esempio Ruud Kroll: indimenticabile difensore olandese, che vestì la maglia del Napoli dal 1980 al 1984. Dopo aver concluso la sua brillante carriera nel calcio indossando anche i piani dell'allenatore, la leggenda ‘orange' ha commentato l'emergenza Covid-19 che sta tenendo con il fiato sospeso l'Italia intera.
"Coronavirus? Capisco la voglia di andar via dei calciatori del Napoli, c'è paura e sgomento. Ma questa pandemia non mette al riparo in nessuna parte del mondo – ha spiegato l'olandese in un'intervista concessa al ‘Mattino' – Quindi è giusto restare lì, in attesa del ritorno alla normalità. Come facemmo anche tutti noi dopo il terremoto del 1980. C'è paura e caos ovunque. Non capisco davvero come l'Uefa potesse pensare di far giocare Barcellona-Napoli. Qui tutti sono sicuri che i contagi dei calciatori del Valencia siano legati alle due partite in Champions con l'Atalanta".
Il ricordo del terremoto del 1980
Nel lungo racconto di Krol, torna a galla uno degli eventi drammatici che ha scosso il nostro paese in quegli anni: "Quando ci fu il terremoto, tanti di noi che non erano napoletani, pensarono per prima cosa di portare via le mogli e i figli perché c'era timore di altre scosse, di altri crolli, si temevano epidemie. Ma noi giocatori non potevamo andare via. Né volemmo andar via. Perché restare ad allenarsi, sia pure sapendo di correre dei rischi, era anche un segnale di coraggio alla gente, per i tifosi, un segnale di una vita quasi normale. Anche se nulla era normale in quei mesi".
"Una follia non fermare il calcio. Uno per prima cosa pensa alla famiglia. Se le previsioni delle autorità saranno rispettate, a maggio si potrà tornare in campo – ha concluso Ruud Kroll – E se non ci saranno le condizioni, salterà tutto e inizieremo la prossima stagione. Il calcio è gioia per tutti, per chi guarda e per chi lo gioca. Ma la vita viene prima di tutto".