Rui Costa dà una lezione a Enzo Fernandez, la delusione è enorme: “Non piangerò per lui”
Il presidente del Benfica, e vecchia conoscenza del calcio italiano, Rui Costa non ha certo usato giri di parole per parlare della cessione del gioiellino Enzo Fernandez al Chelsea. Un colpo da più di 120 milioni di euro per i londinesi che dopo una trattativa non semplice si sono assicurati le prestazioni del campione del mondo. L'ex centrocampista della Fiorentina e del Milan non ha nascosto la delusione per il comportamento del ragazzo, che ha dimostrato a suo dire di non amare il club lusitano e anche irriconoscenza.
Rui Costa ha ammesso di aver fatto di tutto insieme al resto della dirigenza per far sì che Enzo Fernandez rimanesse, anche raggiungendo un accordo con il Chelsea ma alla fine la volontà del ragazzo è stata fondamentale. Ai microfoni della televisione ufficiale della società biancorossa, il patron ha rivelato: "È stato fatto di tutto perché questa cessione non avvenisse. Sono triste che se ne sia andato. ma con la coscienza pulita di aver fatto del mio meglio per il Benfica. Abbiamo cercato di non cederlo a metà stagione. Ma ha mostrato la volontà di non restare".
Il Benfica pur comprendendo la volontà del calciatore di andare al Chelsea, per percepire uno stipendio più alto, aveva pensato alla possibilità di un accordo con i Blues che permettesse la permanenza del sudamericano fino in estate. Di fronte ai continui rifiuti da parte del diretto interessato, i portoghesi si sono messi l'anima in pace: "Non ha mostrato impegno per il Benfica. Ho pensato che non potesse più giocare per il Benfica".
Entrando nello specifico, Rui Costa ha spiegato: "Sin dall'inizio abbiamo temuto che qualcuno tirasse in ballo il valore della clausola. Ogni volta che il Chelsea si è avvicinato, ha dimostrato di non voler restare. L'aumento di stipendio è stato discusso, la proposta è stata fatta. Ma metà della proposta di stipendio del Chelsea era irrealizzabile per noi.
Abbiamo cercato di spiegarglielo, è un giocatore straordinario. Avrebbe perso valore al Benfica fino alla fine della stagione? Affatto. Sarebbero spuntati molti altri "Chelsea". Non ho il minimo dubbio. Ma capisco anche che il giocatore voglia accontentarsi subito, temendo di perdere una proposta che considererebbe enorme".
Insomma il Benfica si è trovando di fronte un vero e proprio muro e nemmeno l'idea di uno sconto per il Chelsea (con la prospettiva di prelevarlo a giugno) ha cambiato le cose: "Non siamo mai riusciti a metterci in contatto con lui per convincerlo. Ogni volta che il Chelsea si avvicinava al valore della clausola, non c'era praticamente alcuna possibilità di fargli cambiare idea. È stato molto incisivo nel voler lasciare il Benfica. Era intransigente. Rispetto la sua decisione, però. Gli abbiamo mostrato tutte le possibilità ma non ha mai mostrato disponibilità a continuare. Abbiamo creato la soluzione per farlo restare fino alla fine senza perdere un centesimo. All'ora di pranzo del 31 metto sul tavolo la proposta che il Chelsea compri adesso e lo prenda solo in estate. Anche così, era negativo riguardo al restare. Qui le cose cambiano. Rispetto la paura di perdere un grosso contratto; è un'altra cosa per lui non perdere un euro e ancora non voler restare. Ed è qui che allora mi muovo. Non ha mostrato alcun impegno per il Benfica. Qui pensavo che non potesse più giocare per il Benfica".
La conclusione del presidente del Benfica è durissima: "Da tifoso non volevo più questo giocatore, anche da allenatore e non sarebbe potuto più entrare negli spogliatoi. Non serve battersi il petto poi. È stato allora che ho preso la decisione di vendere. Abbiamo perso un grande giocatore, ma non piangerò per un giocatore che non vuole rappresentare il Benfica. Non piangere per i giocatori che non vogliono essere qui. Sono cresciuto in questo club e mi è stato detto di onorare la maglia, altrimenti dov'è la frase ‘vogliamo solo giocatori che onorano la maglia'?".