Rrahmani, Lobotka e Zielinski in campo nonostante la quarantena: cosa rischia il Napoli
Il Napoli ha deciso di schierare in campo nel match di campionato dell'Allianz Stadium contro la Juventus i tre calciatori della rosa partenopea messi in quarantena fiduciaria dall'ASL Napoli 2. I nomi di Amir Rrahmani, Piotr Zielinski e Stanislav Lobotka figurano infatti nella formazione ufficiale presentata dalla società campana in vista della gara contro i bianconeri. I tre dunque hanno disattese le direttive dell'istituzione sanitaria che aveva disposto l'isolamento in quanto hanno avuto contatti diretti con positivi (nel club è scoppiato un piccolo focolaio alla vigilia dell'incontro con i piemontesi) e non hanno ancora ricevuto la terza dose del vaccino. E per questo, secondo quanto prevede la legge in materia attualmente in vigore in Italia, rischiano adesso una sanzione amministrativa che va dai 400 ai 1000 euro.
Per quanto riguarda l'aspetto strettamente sportivo però la decisione del Napoli di sfidare le disposizioni dell'ASL e mandare in campo i tre calciatori posti in quarantena rischia di creare un precedente. E trattandosi di una situazione totalmente inedita rischia di finire sotto inchiesta da parte della Procura Federale della FIGC sia per stabilire eventuali responsabilità da parte del club, sia per evitare che in futuro si verifichino nuovamente degli episodi simili.
Ma da cosa nasce la decisione presa dal Napoli? Tutto nasce dal vuoto normativo esistente tuttora in materia con il regolamento della Serie A, così come il nuovo protocollo stilato dalla Lega in questi giorni in seguito all'esponenziale aumento dei contagi da Covid in Italia, che di fatto non regolano in alcun modo il caso verificatosi questa sera in Juventus-Napoli. Per quanto riguarda il caso specifico (disattesa della quarantena imposta dall'ASL per giocare una gara) non vi sono precedenti e per tanto non è possibile stabilire se il club partenopeo rischi di vedersi comminata una sanzione e quindi se la Procura federale deciderà di approfondire la questione aprendo un'inchiesta.
L'unico precedente che il tribunale della FIGC ha dovuto affrontare per quanto riguarda la violazione delle norme anti-Covid è infatti quello del 2020 che ha visto coinvolta la Lazio (nell'ormai famoso "caso tamponi" con Immobile schierato titolare da positivo al coronavirus): in quel caso il presidente Claudio Lotito e i medici sociali Ivo Pulcini e Fabio Rodia sono stati puniti con una squalifica di 12 mesi, sanzione poi notevolmente ridimensionata dalla sentenza della Corte d'Appello. La Lazio in quella circostanza fu deferita a titolo di responsabilità diretta, oggettiva e propria. Stando a quanto emerso dal procedimento della giustizia sportiva che ha riguardato i biancocelesti dunque qualora fosse aperta un'inchiesta dalla Procura FIGC e venissero ravvisate anomalie nella gestione da parte del Napoli, accertando dunque eventuali violazioni in materia di applicazione dei protocolli Covid, allora il club partenopeo potrebbe vedersi comminate sanzioni che variano di grado, a partire dall'ammenda fino ai punti di penalizzazione.