Ronaldo racconta cos’è la libertà: “Parrucca, baffi finti e occhiali da sole, fu una grande notte”
Cristiano Ronaldo è un fuoriclasse ammirato e invidiato in ogni angolo del mondo, del resto non potrebbe essere diversamente per un uomo che ha tutto quello che si può desiderare: successo al massimo livello sul piano sportivo, trionfi di squadra e individuali, ricchezza sterminata, una compagna meravigliosa ed una famiglia felice con i suoi cinque figli. Eppure c'è un lato meno luminoso del campione, un lato che oscura un po' quel sorriso sicuro che è diventato il suo marchio di fabbrica.
È il Ronaldo privato cui sono negate le piccole gioie quotidiane concesse ai comuni mortali, come ha confessato qualche tempo fa al Daily Mail: "Mi sento come se fossi in una gabbia, ma è troppo tardi per cambiarlo". È il paradosso di un ragazzo che può postare foto dal suo yacht nelle acque più esclusive del mondo, ma non può andare al bar con gli amici oppure al parco con i figli. Un destino di splendido isolamento cui lo costringe la morsa asfissiante dei tifosi, un destino al quale il portoghese ha cercato di ribellarsi qualche anno fa quando giocava nel Real e sognava "una notte come gli altri".
Il racconto quasi incredibile viene sollecitato da un amico presente alla chiacchierata con il quotidiano inglese: "Raccontagli di quella notte in cui hai indossato un travestimento a Madrid". Ronaldo a quel punto si è illuminato, evidentemente richiamando emozioni piacevoli ben custodite in un cassetto della sua memoria: "È stato subito dopo il mio arrivo al Real Madrid nel 2009, era la vigilia di Capodanno e volevo davvero uscire, ma sarebbe stato impossibile. Così mi sono messo una lunga parrucca e baffi finti, grandi occhiali da sole, una giacca pazzesca e abbiamo portato le nostre amiche in questo bar discoteca sul tetto di un hotel nel centro di Madrid e siamo stati benissimo per molte ore. È stata una delle notti migliori che abbia mai passato, perché mi sentivo di nuovo libero".
Il prezzo della fama può essere davvero molto alto, anche se i soldi non sono un problema. E non lo saranno mai da qui alla settima generazione della famiglia dos Santos Aveiro…