Roma, Fonseca: “Chi non regge la pressione compri un po’ di terra e coltivi patate”
Chi non sa gestire la pressione, non è in grado di sopportarla allora non può fare il calciatore professionista. Piuttosto vada a coltivare un campo di patate.
È così che in conferenza stampa il tecnico della Roma, Paulo Fonseca, risponde alle domande dei giornalisti sull'ansia da prestazione e sull'attesa da parte di una piazza esigente come quella giallorossa. Lo dice alla vigilia della gara di campionato contro il Cagliari (in programma domenica pomeriggio alle 15 all'Olimpico) e dopo il pareggio in Europa League. Non c'è un attimo di respiro, sono i ritmi imposti dal calendario che avrà una pausa in occasione della sosta per le nazionali poi riprenderà in apnea fino a dicembre, quando terminerà la fase a gironi. Un tour de force che mette a dura prova muscoli e nervi, concentrazione, capacità di restare sempre competitivi.
La pressione c'è ovunque, in particolare là dove si vuole vincere – ha aggiunto l'allenatore della Roma -. E chi non è in grado di sopportarla probabilmente dovrebbe prendersi un bel pezzo di terra e mettersi a coltivare patate. Così di certo sarebbe più rilassato?
Battute a parte, Fonseca si fa più serio quando l'accento viene posto sulla sequenza d'infortuni (l'ultimo, traumatico, a Leonardo Spinazzola che sarà operato per la rottura del legamento crociato) che pesano come un fardello sulle sue scelte e sul rendimento della squadra.
Senza entrare nei dettagli posso assicurare che stiamo facendo tutto il possibile per prevenire questi infortuni – ha ammesso -. C'è una politica molto rigorosa da parte del club. E' impossibile però prevedere alcuni stop come quello di Zappacosta o di Pellegrini. Si tratta di situazioni casuali ce che sfuggono al nostro controllo o alla capacità di prevenzione.
La riflessione di Fonseca si chiude con un riferimento polemico al calendario e alla densità di partite ravvicinate che obbliga i calciatori agli straordinari alimentandone l'usura.
Questi infortuni non accadono solo alla Roma ma anche a tante altre squadre che giocano con una grande frequenza. Cosa voglio dire? Che in questo ambiente o tutti lavorano male e sono incompetenti oppure bisogna chiedersi se queste partite ravvicinate sono adeguate allo sforzo fisico di un calciatore professionista.