video suggerito
video suggerito

Rodriguez racconta l’incubo dell’attacco ad Israele: “Hai un minuto e mezzo per entrare nel bunker”

José Rodriguez è un centrocampista spagnolo che milita nell’Hapoel Tel Aviv. Tornato in patria dopo lo scoppio del conflitto in Israele, il 29enne racconta la fuga nei bunker alle 5 del mattino: “Ma voglio tornare indietro, conta più dei soldi”.
A cura di Paolo Fiorenza
45 CONDIVISIONI
Immagine

Mentre in Israele infiamma il conflitto scatenato dall'attacco di Hamas, con centinaia di morti da ambo le parti, gli stranieri che possono lasciare il Paese lo fanno senza indugio. È quello che ha fatto con la sua famiglia José Rodriguez, 28enne centrocampista in forza all'Hapoel Tel Aviv. Il campionato israeliano è stato subito sospeso e dunque il calciatore spagnolo ha fatto ritorno in patria.

"Sono già a casa, in Spagna – racconta a Marca – Ho sentimenti contrastanti. Da un lato mi sento bene per essere potuto partire, ma dall'altro penso continuamente a quello che sta succedendo lì. Ho molti amici in zona, ho tutta la mia vita lì". Rodriguez, che ha giocato in tutte le nazionali giovanili spagnole ma poi non è riuscito a fare il grande salto, è alla sua prima stagione con l'Hapoel, ma ha già avuto altre esperienze in Israele, avendo militato un anno nel Maccabi Tel Aviv e due nel Maccabi Haifa.

Il centrocampista racconta come è cominciato l'incubo: "Tutto è iniziato sabato alle 5 del mattino. Gli allarmi hanno suonato. Per questi casi abbiamo allarmi di emergenza in tutto il Paese. Essendo così presto, hai più paura. Se fosse stato in un momento diverso, forse non avresti così paura, perché ci sei abituato. Sono stato lì quattro anni, ho vissuto situazioni complicate con i missili, ma mai niente del genere".

José Rodriguez il giorno della presentazione con l'Hapoel Tel Aviv lo scorso agosto
José Rodriguez il giorno della presentazione con l'Hapoel Tel Aviv lo scorso agosto

"Quando le sirene suonano in tutto il Paese, a seconda della zona, hai un po' di tempo per entrare nel bunker – spiega Rodriguez – Nella mia zona, che dista 60 km dalla Striscia di Gaza, hai un minuto e mezzo da quando suona l'allarme per entrare nel bunker. E poi hai lo stesso tempo per andartene quando smette di suonare. Il 90% degli edifici ha un bunker sottostante o molto vicino, ci vogliono pochi secondi per entrarci. Quando sei lì pensi solo alla famiglia, che tutti ne escano sani. Con tre bambini piccoli e un neonato è molto complicato. Le persone sono confuse perché non sanno davvero quanto tempo trascorrerai lì dentro. Non sono giorni o ore, 5 o 10 minuti al massimo. Quando l'allarme smette di suonare, conti un altro minuto o un minuto e mezzo ed esci di nuovo".

Il calciatore iberico non volta le spalle ad Israele, anzi: "Ovviamente voglio tornare indietro. Ho tutta la mia vita lì. So con assoluta certezza che quando il club ci dice che dobbiamo rientrare è perché è tutto sotto controllo al cento per cento. Non sappiamo cosa succederà, ma in questo momento dico che mi piacerebbe tornare indietro e che voglio tornare indietro. Chi lo conosce come me sa che è un Paese meraviglioso, con persone meravigliose. I giocatori, parlo per me, hanno una qualità di vita molto buona. Il calcio stava crescendo molto. Il Maccabi Haifa è entrato in Champions League. Il nostro club aveva un grande progetto da portare avanti. Sono molto contento, quello che mi piace è che viviamo molto bene e ci rispettano. Ho un nome in Israele, tutti mi amano, anche i tifosi. Sentirsi molto stimati dal proprio club è qualcosa di molto importante. Mi sento uno dei giocatori più importanti dell'Hapoel e questo è tutto, più dei soldi".

45 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views