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Robinho replica alla condanna di 9 anni per stupro: “Italia razzista, fossi bianco sarei assolto”

Durissime accuse dal Brasile da parte di Robinho che deve scontare una condanna di 9 anni (inflitta nel 2017 dal Tribunale di Milano) per l’accusa di violenza sessuale (avvenuta nel 2013): “Sono innocente, ho prove rilevanti ma all’Italia non è mai interessato…”
A cura di Alessio Pediglieri
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Robinho non ci sta e dal Brasile attacca l'Italia, il Paese in cui è accusato di stupro ed è stato condannato ad una pena di 9 anni da parte del Tribunale di Milano per un fatto risalente al 2013 e comminata nel 2017. L'ex campione ha rilasciato parole di puro livore e rabbia nei confronti del Paese, in cui giocò con la maglia del Milan, accusato di razzismo: "Le stesse persone che non fanno nulla con questo tipo di atti sono le stesse che mi hanno condannato… Fossi bianco sarei sicuramente assolto".

A pochi giorni dalla decisione che sancirà il futuro prossimo di Robinho – il 20 marzo si saprà se dovrà scontare la pena in Brasile o in Italia – Robson de Souza Santos, meglio conosciuto semplicemente come Robinho, ha voluto dire la sua rilasciando feroci dichiarazioni in una intervista a "TV Record" partendo al contrattacco ribaltando la situazione che lo vede colpevole di violenza sessuale nei confronti di una 23enne, nel 2013, per cui era stato condannato nel 2017 e per la quale non ha al momento fatto un solo giorno di carcere. Raggiunto da un mandato internazionale d'arresto, il Governo brasiliano ha sempre negato l'estradizione del giocatore.

L'erede di Pelé, così come lo stesso O'Rei lo aveva definito una volta, estasiato dalle sue magnifiche giocate, non ha mai negato il rapporto intimo con la giovane che lo denunciò ma ha sempre respinto le accuse di violenza: "Non l'ho mai negato. Era consensuale. Non l'ho mai negato" ribadito nell'intervista, "avrei potuto negarlo, perché il mio DNA non c'è. Ma non sono un bugiardo".

Malgrado alcune sconvolgenti intercettazioni telefoniche raccontino scenari diversi, anche questo tema affrontato da Robinho: "Quegli audio erano fuori contesto… con persone che mi perseguitavano. Sono stati realizzati un anno dopo i fatti e stavo parlando con persone che non sono affidabili. Molte persone si avvicinano sempre ai calciatori per estorcere denaro. Hanno iniziato con una storia di gravidanza. La mia risata era indignata… non stavo prendendo in giro la ragazza. Il contesto è quello".

L'oggi 40 ex nazionale brasiliano è ripartito al contrattacco però anche con accuse infamanti verso l'Italia e la sua giustizia che lo ha condannato a 9 anni: "Sono stanco di vedere le storie di razzismo che avvengono in Italia. e sfortunatamente, tutto ciò continua fino ad oggi con le medesime persone che non fanno nulla con questo tipo di atti. E  sono le stesse che mi hanno condannato".

Un attacco che non si ferma: "Era il 2013 e siamo al 2024…" continua nell'intervista rilasciata ai media brasiliani. "Con la quantità di prove che ho a mia discolpa, senza dubbio non sarei condannato. Se sotto processo ci fosse un italiano o una persona di razza bianca, il discorso sarebbe diverso". Uno sfogo durissimo che poi si aggiunge alla speranza di poter ritornare a vivere una vita normale. "Spero che qui in Brasile io possa avere una voce che non ho avuto all'estero. Ho prove rilevanti per chiunque, per loro è sempre stato ‘No'.  Per 10 anni ho smesso di essere una persona e sono diventato un altro… ma non sono quel mostro"

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