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Opinioni

Roberto Mancini contagiato da chi sottovaluta il Covid, non da una vignetta o da un Tg

Roberto Mancini è risultato positivo ma asintomatico al coronavirus. Il commissario tecnico della Nazionale aveva alimentato polemiche per aver convidiso sui social network una vignetta negazionista (“Hai idea come ti sei ammalato? Guardando i Tg”). Lui stesso è stato contagiato dalla superficialità di chi sottovaluta il Covid.
A cura di Maurizio De Santis
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Non c'è bisogno di scomodare il karma né tirare fuori dal cilindro vecchi adagi del tipo "non sputare in cielo che in faccia ti torna". Roberto Mancini è una persona intelligente e ha capito di aver commesso una leggerezza nel pubblicare quella vignetta negazionista rispetto a quanto sta accadendo in Italia e nel mondo con la pandemia. Non aveva certo bisogno di finire lui stesso nella lista dei positivi al Covid-19, inserito nella categoria degli asintomatici (credono di stare bene ma rischiano di essere degli untori a loro insaputa) che vanno in isolamento fino a quando il periodo di quarantena e un tampone negativo non li rimette in libertà. Non aveva certo bisogno di trasformarsi lui stesso in numero che alimenta dati, foraggia statistiche, permette al trend tracciato dalla curva di correre verso l'alto, per intuire che le parole hanno un peso. E possono essere come pietre: una volta che le hai lanciate puoi far male. E farti del male.

La battuta sul ct contagiato ("lo avrà preso guardando il Tg") è tanto scontata quanto beffarda e cattiva, certamente biasimevole perché non si scherza mai sulla (e con la) salute delle persone, ma è l'effetto diretto, immediato, della superficialità con la quale si affrontano certi argomenti. E pensare che era stato lo stesso Mancini, in occasione di una partita della Nazionale a Bergamo, a rendere omaggio alle vittime della pandemia (circa 40 mila in Italia, la maggior parte delle quali al Nord e in particolare in quella porzione di Lombardia compresa tra il Bresciano e la cornice orobica). Ecco perché quel disegno e quel virgolettato a corredo hanno provocato sdegno. E la convinzione, perdonate la schiettezza del concetto, che ‘Mancio' abbia detto (e fatto) una grande cazzata.

Senso di responsabilità. È l'unica cosa più saggia alla quale appellarsi quando di mestiere si fa altro. Responsabilità nel non esporsi quando non si è padroni dell'argomento. Responsabilità nei propri atteggiamenti, in virtù anche del ruolo e dell'esposizione mediatica. Responsabilità a tutela di se stessi e degli altri. Responsabilità nel seguire le indicazioni di chi è chiamato a valutare su basi ed evidenze scientifiche e a prendere decisioni delicate perché privare le persone della libertà, e farlo nella consapevolezza che il riverbero sull'economia del Paese è durissimo, non è certo sadismo. Né c'è un piano ordito da chissà quali forze oscure. Né è un complotto messo in atto dalla Spectre. Responsabilità nel comprendere che se hai passato una vita a ‘pensare coi piedi' (Mancini, il suo genio calcistico e le sue prodezze tecniche, sarebbero un fantastico cuentos de futbol) forse è meglio tacere.

Come diceva Cruijff? "Giocare a calcio è molto semplice, ma giocare semplice nel calcio è la cosa più difficile che ci sia". Questo ‘Bobby gol' lo sa, è il suo pane quotidiano da anni. Per tutto il resto non si smette mai d'imparare e c'è sempre tempo per farlo. Buona guarigione, Mancio.

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Da venticinque anni nel mondo dell’informazione. Ho iniziato alla vecchia maniera, partendo da zero, in redazioni che erano palestre di vita e di professione. Sono professionista dal 2002. L’esperienza mi ha portato dalla carta stampata fino all’editoria online, e in particolare a Fanpage.it che è sempre stato molto più di un giornale e per il quale lavoro da novembre 2012. È una porta verso una nuova dimensione del racconto giornalistico e della comunicazione: l’ho aperta e ci sono entrato riqualificandomi. Perché nella vita non si smette mai di imparare. Lo sport è la mia area di riferimento dal punto di vista professionale.
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