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Roberto Baggio non dimentica, c’è un tradimento che non può perdonare: “Una cosa vergognosa”

Roberto Baggio non aveva mai usato parole così dure, c’è un episodio del suo passato che continua a tormentarlo, riguarda Giovanni Trapattoni: “È stato un tradimento”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Giocatore amato come pochi, non solo in Italia ma in tutto il mondo, espressione di un calcio che era pura gioia impregnata di cuoio e spogliata di qualsiasi sovrastruttura che non fosse il pallone, Roberto Baggio a 56 anni è sparito dalla circolazione. Sono passati 19 anni da quel Milan-Brescia del 16 maggio 2004, in cui tutto San Siro gli tributò un'ovazione al suo passo d'addio, ed oggi il Divin Codino vive nella massima riservatezza in una tenuta immersa nel verde ad Altavilla Vicentina, assieme alla moglie Andreina e ai figli.

L'ex Pallone d'Oro è stato raggiunto nel suo casale di campagna da un giornalista di Esquire, al quale si è confessato senza filtri: "Questi vent'anni sono volati via, in un attimo, non so dire se sia un bene o un male. Io amo il verde, amo la natura, amo stare fuori. Certe volte per farmi portare via di qua anche solo mezza giornata faccio delle scene… Mi sembra quasi che il tempo che non trascorro qui sia tempo che mi viene, non so, rubato. Faccio delle litigate con mia moglie, meno male che non c'è", dice ridendo.

Roberto Baggio oggi, a 56 anni
Roberto Baggio oggi, a 56 anni

Il racconto diventa meno allegro quando Baggio ricorda i problemi fisici che lo hanno afflitto quando giocava: "Non voglio fare la vittima, non me ne frega niente, ma io ho sofferto sempre per giocare, tutta la carriera, e ho sempre convissuto col fatto che non sapevo quanto sarei durato. Avevo questo problema che mi tormentava quotidianamente e dovevo cercare di proteggere il ginocchio facendo del lavoro in più rispetto a quello che facevo con la squadra, magari 5 o 600 esercizi su una gamba sola perché mi avevano tolto una parte di muscolo, minimo due volte la settimana, sono tanti. Una volta un medico mi spiegò che dovevo pensare al mio ginocchio come a una camera d'aria che dovevo gonfiare continuamente con gli esercizi, perché era una camera d'aria bucata e il buco non si poteva riparare".

C'è tanto dolore fisico nei ricordi del fuoriclasse di Caldogno, ma anche una sofferenza dell'anima che non gli passa e si riferisce alla più grande delusione sportiva vissuta in carriera. Anzi, di più: la chiama un "tradimento" e una "cosa vergognosa". Baggio si riferisce alla mancata convocazione da parte dell'allora CT azzurro Giovanni Trapattoni per i Mondiali nippocoreani del 2002, quando tutta l'opinione pubblica spingeva per vederlo inserito a 35 anni tra i 23 prescelti per rappresentare l'Italia, nonostante non venisse chiamato da tre anni.

Baggio con Trapattoni al momento della sua sostituzione durante l'amichevole Italia-Spagna dell'aprile 2004: fu l'omaggio alla carriera
Baggio con Trapattoni al momento della sua sostituzione durante l'amichevole Italia-Spagna dell'aprile 2004: fu l'omaggio alla carriera

"Quella fu una cosa vergognosa che per mille motivi difficilmente passerà – si sfoga oggi Roberto – Come me lo spiego? Non lo so, io penso solo che sarei dovuto andare anche con una gamba sola, per quello che avevo rappresentato. Avevo fatto tre Mondiali in un certo modo, quello sarebbe stato il quarto, la storia doveva finire così. È stato un tradimento che non, non… Ma poi tutto il Giappone avrebbe fatto il tifo per noi! Tornai dall'infortunio per le ultime tre partite in condizioni incredibili, ricordo i test che feci a Bologna, e infatti in 3 partite segnai 3 gol, in generale in quel campionato 11 gol in 11 partite. Ma soprattutto mancava più di un mese all’inizio del Mondiale, potevano portarmi in ritiro e dopo valutare le condizioni. Invece, va beh…".

Le strade di Baggio e della Federcalcio si sono incrociate di nuovo nel 2010, quando fu nominato presidente del Settore Tecnico della Federazione, salvo poi lasciare la carica polemicamente tre anni dopo perché le sue proposte erano rimaste inascoltate: "Io non ho la verità in tasca e non sono un politico. Non avevano bisogno di me", taglia corto oggi. Quanto alla sua idea sull'attuale crisi della nostra nazionale, non qualificatasi agli ultimi Mondiali, l'ex fantasista la vede così: "È sempre facile parlare da fuori, ci sono tante circostanze interne che noi non conosciamo. Certamente posso dirti che se gestissi una squadra di calcio spenderei il meno possibile sul mercato, e il più possibile sui vivai e soprattutto sulle strutture, che sono davvero carenti".

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