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“Rimpiangeranno di essere calciatori”: 10 anni fa l’epica resistenza dell’Inter a Barcellona

La semifinale di ritorno tra Barcellona e Inter compie 10 anni e resta la gara più iconica della cavalcata dei nerazzurri verso il Triplete sotto la guida di José Mourinho. Dalle dichiarazioni della vigilia di Piqué (rimpiangeranno di essere giocatori”) agli idranti per cacciare i nerazzurri festanti dal campo a fine partita, riviviamo una delle sfide più intense della storia del calcio moderno.
A cura di Alessio Pediglieri
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Sono trascorsi 10 anni da quella che è stata definita giustamente la semifinale di Champions League del Terzo Millennio, il doppio faccia a faccia tra Inter e Barcellona, tra due colossi della panchina, Pep Guardiola e Josè Mourinho, un doppio incontro che si sviluppò tra San Siro e il Camp Nou, due Cattedrali del calcio mondiale.
20 aprile – 28 aprile 2010, 20 – 28 aprile 2020: la settimana più lunga e più ricca di storia e aneddoti delle due società, delle due tifoserie, degli oltre 30 giocatori coinvolti dentro e attorno al terreno di gioco.

I ‘marziani' di Guardiola e i (futuri) tripletisti di Mourinho

Ovviamente, un passato che ha sorriso all'Inter di Massimo Moratti, in quella primavera 2010 lanciata ventre a terra in una missione che è rimasta epica, il ‘Triplete' conquistato facendo filotto tra Campionato, Coppa Italia e Champions League in un maggio che è rimasto semplicemente unico. Un passato che ha schiantato i ‘marziani' di Pep Guardiola, schierati per vincere tutto in Spagna, un Europa e nel Mondo ma che si fermarono di fronte all'impresa nerazzurra, quella notte di 10 anni fa, in un Camp Nou da favola, esaurito in ogni suo posto, pronto ad annichilire il 3-1 di San Siro.

In quella settimana di 10 anni fa accadde di tutto e di più, in una sequenza di eventi degni di essere raccontati in un film dalla doppia trama, tra vinti e vincitori, da esultanze e lacrime amare. Si era iniziato con la prima sfida, a San Siro, nella tana di un'Inter che partiva svantaggiata, quasi vittima sacrificale davanti ad un Barcellona imponente: Xavi, Piquè, Henry, Messi, Denis Alves, Ibrahimovic. I giganti di Guardiola, di fronte ai ‘nani' di Mourinho che presentava coloro che avrebbero riscritto la storia: Snejider, Milito, Maicon, Eto'o, Cambiasso.

Che la doppia sfida tra Barcellona e Inter sarebbe stato qualcosa di straordinario lo si comprese subito, dalla vigilia della gara, quando per raggiungere San Siro, il Barcellona fu costretto ad un lungo viaggio in pullman, con il vulcano finlandese che, eruttando, impedì qualsiasi volo aereo. Poi il match, con il vantaggio catalano e la ‘pazza' remuntada nerazzurra, tra i gol di Pedro, Sneijder, Maicon e Milito. Tra magliette gettate a terra (il gesto di Balotelli a fine gara), furore atletico in campo (Maicon perse due denti in uno scontro con Messi) e faccia a faccia negli spogliatoi (Materazzi a fine gara contro SuperMario).

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"Rimpiangeranno di essere giocatori"

Poi, il ritorno, una settimana più tardi, con una lunghissima vigilia avvolta da dichiarazioni e polemiche, con una tensione palpabile e crescente di giorno in giorno. Una sfida che iniziò molto prima delle 20.45 del 20 aprile 2010. Da Barcellona arrivarono le parole al vetriolo di Piquè ("I nerazzurri rimpiangeranno di essere venuti al Camp Nou, rimpiangeranno di essere dei calciatori"), da Milano rispondeva il presidentissimo Moratti ("Proveranno a fare pressioni sull'arbitro come sempre").

La stampa spagnola accende la miccia: "Pasaremos!" sulla prima pagina di Sport, il quotidiano sportivo di Barcellona vicino ai blaugrana. Dall'Italia si replica sullo stesso piano: "La partita del Secolo", la "Sfida finale", "Il giorno del giudizio". Dall'ambiente nerazzurro arrivano promesse di guerra, lanciate dalla bandiera interista Sandro Mazzola: "Riempiranno il Camp Nou di tifosi? Bene, hanno surriscaldato oltre misura la sfida: è un chiaro segno di paura e di debolezza"

Prima, durante e dopo, accadde di tutto. Arrivarono calci e sputi all’auto di Josè Mourinho verso la conferenza stampa della vigilia, poi ci fu il tentativo di togliere il sonno alla squadra nerazzurra con un concerto notturno organizzato dai tifosi del Barça con tamburi e pentolame. Si presentarono all’Hotel "Juan Carlos I", dove alloggiava l'Inter e il tutto fu sventato dai "Mossos d’Esquadra", le forze dell'ordine di Barcellona.

L'inferno del Camp Nou

Poi, sempre alla vigilia, ci fu un ulteriore tentativo di destabilizzare l'ambiente nerazzurro con la presenza improvvisa di esattori delle tasse per chiedere a Samuel Eto’o ragione di un presunto mancato pagamento all'erario spagnolo. Nel mezzo, l'avventura di 5.000 tifosi italiani pronti alla battaglia contro 100 mila avversari, in un Camp Nou tinto di azulgrana, con l'erba del terreno di gioco tagliata ad hoc e bagnata per permettere maggior velocità di palla.

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Poi la sfida, epica, con l'Inter ridotta in 10 per l'espulsione (poi dichiarata dai nerazzurri "preventiva") di Thiago Motta dopo nemmeno 30 minuti di gara, con De Bleekere complice di un rosso ingiusto. L'occhio furbo di Busuqets a terra, immortalato dalle telecamere, fino alla rete del Barça che arriva, a 5 minuti dal termine, con l'eterno Piquè, ma in fuorigioco. Subito prima al finale polemico per la rete di Tourè e la sua galeotta manina.

"Qui abbiamo lasciato il sangue"

Il dopo partita fu altrettanto unico, con gli idranti innescati subito dopo il fischio finale, che spinsero squadra e Mourinho a lasciare il campo per continuare l'esultanza nel buio degli spogliatoi, mentre 200 mila occhi sulle tribune più altri 36 in campo piangevano lacrime amarissime. "Qui abbiamo lasciato il sangue", dirà in conferenza lo Special One ribadendo le parole a chiusura del match di San Siro, altro epico momento definito "la sfida più intensa del calcio degli ultimi 50 anni". Fino al bagno di folla di Malpensa, dove i 300 affezionati si trasformarono in 3.000, esultanti all'arrivo della squadra, con Mario Balotelli che rischiò di svenire, sorretto dai tifosi.

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