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Richiesta d’aiuto per “il clochard con il cane”: è Maurizio Schillaci, l’ex attaccante della Lazio

Maurizio Schillaci, ex attaccante della Lazio e cugino del più famoso Totò, non sta bene: a 62 anni continua a vivere per strada a Palermo. Appello per aiutarlo con pasti caldi, mentre si sta sottoponendo ad accertamenti: “Si trova in uno stato di denutrizione importante”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Maurizio Schillaci è l'ombra di quello che fu: a 62 anni l'ex attaccante della Lazio e cugino del più famoso Totò continua a vivere per strada nella sua Palermo, ma i problemi di salute adesso rendono tutto ancora più difficile per lui, come se non bastasse doversi procurare il cibo e un posto dove dormire, dopo che per anni lo ha fatto in una Panda che ora non ha più a disposizione. Aveva trovato una stanza a costo simbolico, ma qualche mese fa è stato mandato via e dunque il cielo è nuovamente il suo tetto. Schillaci non sta bene, qualche settimana fa aveva perso la sensibilità agli arti superiori, è stato in ospedale per fare esami, ma intanto continua a vivere in strada, "in uno stato di denutrizione importante", come spiega l'appello che è stato postato sui social da Giusy Caldo, che assieme ad altri volontari sta cercando di fare il possibile per dare una mano a Maurizio e chiede ad altri di unirsi a loro.

L'appello per Maurizio Schillaci: l'ex giocatore della Lazio continua a vivere per strada e non sta bene

"Come sapete stiamo aiutando Maurizio Schillaci il *clochard* con il cane di Piazza Verdi (Teatro Massimo). Sta facendo un percorso sanitario, esami etc e noi lo aiutiamo con la gestione del suo cane. Maurizio si trova in uno stato di denutrizione importante. È stanco di alimentarsi con pietanze acquistate (panini, pasta al forno etc). Mi ha detto che gli mancano i sapori di casa e non quelli delle gastronomie. Ed allora vi chiedo… Riusciamo ad organizzare dei turni e cucinare un pochino l'uno portando delle cose cucinate fatte in casa ? Se ti va di aiutarci scrivimi", recita il post dello scorso 5 settembre.

Il giorno prima la stessa Giusy aveva parlato di come si fosse riusciti a far fare i primi esami di Schillaci, preoccupandosi anche del suo cane Ciccio: "Ho mandato un'associazione di terzo settore che si occupa di clochard da Maurizio – aveva scritto – Questa associazione collabora con dei medici ed hanno un'ambulanza in cui curano e visitano i clochard presenti in città. Tramite il loro intervento hanno predisposto un day hospital oggi per Maurizio all'Ospedale Civico per accertamenti. Non sappiamo se seguirà un ricovero nei prossimi giorni o meno. Ieri siamo andati a prendere il suo cane Ciccio per portarlo in una pensione che lo sta ospitando".

L'ultimo aggiornamento è di ieri e spiega come "Maurizio Schillaci oggi aveva l'ennesimo appuntamento in ospedale per un controllo, invece di spostare Ciccio in pensione per poche ore oggi ha fatto lunghe passeggiate e ricevuto coccole dalla mia amica Simonetta. Maurizio sta sistemando delle cose nella sua vita e noi lo stiamo supportando".

Maurizio Schillaci in un'apparizione televisiva 8 anni fa in cui chiedeva aiuto
Maurizio Schillaci in un'apparizione televisiva 8 anni fa in cui chiedeva aiuto

La parabola di Maurizio Schillaci: dalla Serie A con la Lazio al ritiro a soli 31 anni, poi la droga e la strada

La speranza è che sia davvero la volta buona perché questo "sistemare delle cose" nella vita di Maurizio possa tradursi in un percorso stabile di risalita, che possa riportarlo ad un'esistenza dignitosa dopo tanti stenti e sofferenze. La storia di Schillaci è quella di una caduta nell'abisso dopo che negli anni '80 sembrava destinato ad una carriera brillante nel calcio: secondo alcuni all'epoca era più forte del più famoso cugino Salvatore (a sua volta ricoverato negli ultimi giorni in ospedale con un quadro clinico severo), l'eroe delle ‘Notti Magiche' dei Mondiali di Italia '90. "Questo lo lascio dire agli altri, a chi mi ha conosciuto calcisticamente, non sono un presuntuoso", si schermiva lui.

La verità che è Maurizio di talento ne aveva tanto e lo aveva portato ad esordire a 17 anni con la maglia della squadra della sua città, il Palermo. Poi l'esplosione nel Licata di Zeman in Serie C e l'approdo alla Lazio nel 1986: sembrava la rampa di lancio definitiva nel grande calcio per l'attaccante, ma i problemi fisici sono stati la sliding door della sua carriera e poi della sua vita. Con i biancocelesti scese in campo solo 11 volte, segnando un gol. Dopo un solo anno nella capitale, andò al Messina, poi alla Juve Stabia, infine di nuovo al Licata, realizzando una sola rete in sei anni.

Le accuse ai medici: "Mi hanno rovinato, secondo loro ero un malato immaginario"

A 31 anni la sua carriera era finita, restavano i rimpianti e le accuse, che mettono nel mirino il periodo alla Lazio: "I medici sociali mi hanno rovinato. Secondo loro ero un malato immaginario, un siciliano senza carattere. Dicevano che non avevo voglia di giocare, la realtà è che avevo lo scafoide del piede destro lesionato e in necrosi. Per un anno ho continuato a dire che stavo male, ma nessuno mi credeva. Alla fine per farmi fare finalmente una stratigrafia ho dovuto attendere il mio successivo trasferimento al Messina, in Serie B".

Da lì era iniziata la seconda vita di Maurizio Schillaci, un tunnel in cui era entrata anche la droga e che era sfociato nei marciapiedi di Palermo, abbandonato da tutti, in primis dalle due figlie avute da matrimoni diversi e con cui i rapporti sono inesistenti, così come col cugino Totò. "Finché giochi tutti ti amano, ma quando smetti ti ritrovi da solo. È il vuoto. Ora ho 60 anni e ho giocato solo a pallone, chi mai mi assumerebbe?", disse un paio di anni fa. Adesso è ancora più dura.

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