Riccardo Zampagna a Fanpage.it: “Rubai una rovesciata a mio padre e non ho più smesso”
"Bomber di provincia? Non lo so se ci sono ancora, se esistono sono pochi. Il calcio è diventato una cosa diversa". Questo è il pensiero di Riccardo Zampagna, di professione ex attaccante con 180 goal a referto tra pro e dilettanti. Questa del ‘bomber di provincia’ è una locuzione su cui è stato costruito un racconto piuttosto singolare ma a parlare con l’ex centravanti di Ternana, Messina e Atalanta l’impressione è che alla base di tutto c’è sempre stato il lavoro e l’allenamento. Altro che bomberismo e banalità. Riccardo è partito dai campi di provincia e ha sudato tanto prima di arrivare nel ‘calcio che conta’, poteva andare all’estero ma non l’ha fatto perché aveva il desiderio di giocare per le squadre per cui simpatizzava. E ci è riuscito.
Zampagna compie oggi 46 anni e ai microfoni di Fanpage.it ha parlato della sua carriera da calciatore, di alcuni momenti particolari come la gara alle buste tra Ternana e Messina oppure della presenza forzata alla premiazione per il miglior gol del 2007. Aneddoti e racconti di un percorso bello e intenso con uno sguardo al futuro, magari seduto in panchina.
Cosa fa Riccardo Zampagna oggi?
"Fino alla settimana scorsa avevo solo da gestire la mia scuola calcio con più di 100 bambini ora sono impegnato anche come seconda voce con Unicusano Tv per le partite della Ternana. Io ho iniziato ad allenare al Macchie anche grazie ad un mio amico che non c’è più e dopo aver vinto il campionato lì e ad Assisi, essermi salvato col Trestina in Serie D, mi sono reso conto che le soddisfazioni più grandi vengono dai bambini e mi sono dedicato a questo. Stiamo facendo un lavoro di motoria e di coordinazione prima che tecnico ed è molto gratificante".
Ha fatto tanti goal in rovesciata o sfruttando una grande coordinazione su palloni che apparivano spesso ingiocabili: da dove nasce questa dote e come l’ha curata nel corso della sua carriera?
"Rubai con gli occhi una rovesciata che fece mio padre, che non giocava a calcio, in una partitella sotto casa tra genitori e figli. Da quel momento non ho mai smesso di provarci quando ne avevo l’occasione e mi sono allenato molto nel corso della carriera per cercare di migliorarmi. Una delle ultime volte che sono entrato al Liberati il custode del campo mi ha detto ‘Ma vallo a raccontare a questi che rimanevi qua fuori con l’acqua, la neve e il sole a fare le rovesciate’. I gol sono tutti importanti ma fare i gol semplici non mi è mai piaciuto".
Andò via dalla Ternana nonostante abbia cercato in tutti i modi di restare: cosa accadde prima del trasferimento a Messina?
"In realtà io ero in comproprietà tra le due società, che sono andate alle buste: il Messina mise di più e sono finito in Sicilia. Dissi a Franza che forse non ero adatto alla Serie A e provai a rinegoziare il mio ingaggio per restare a Terni ma la società dell’epoca non ne volle sapere. Rimasi a Messina e festeggiai con il primo gol alla prima giornata contro la Roma".
All’Atalanta fece molto bene e trovò un gruppo di calciatori, come Vieri, Ventola, e tanti altri: cosa le è rimasto dell’esperienza a Bergamo.
"Il mio periodo a Bergamo arrivò dopo le offerte di Monaco, PSG e Fulham. A me l’Atalanta è sempre piaciuta come squadra e quando arrivò l’offerta decisi subito. Ho avuto un rapporto particolare con la gente, con la tifoseria e ancora oggi sono molto legato alla città. Sono stati anni davvero bellissimi, sia in campo che fuori".
Nel Messina ha segnato gol storici come quello contro la Roma, a San Siro contro il Milan: quali sono i ricordi di quei momenti?
"La cosa più bella che ricordo è quando sbagliai un rigore in Serie B contro il Genoa e loro mi fecero capire che non gli interessava perché giocavo sempre al massimo e dovevo continuare così. Questa cosa a livello umano mi ha fatto molto piacere e mi ha aiutato a fare ancora meglio sul campo. Fu davvero un bel momento".
Esattamente dieci anni fa nel Sassuolo venne allenato da Stefano Pioli: c'è qualcosa del suo modo di lavorare che la colpì all'epoca?
"È un allenatore preparatissimo, che sa quello che vuole ed è molto bravo a fare crescere i ragazzi con qualità. Il nostro rapporto è iniziato bene e poi man mano si è affievolito ma devo dire che ho rubato tanto dai suoi metodi".
Lei nel 2007 vinse il premio come Miglior gol, con la rovesciata contro la Fiorentina, ma non voleva andare a ritirarlo. Ci racconta perché?
"Non volevo andare ma alla fine ci andai sennò non partiva la serata. Era morto da poco mio padre e non ero vena di fare cose simili. Dopo tante telefonate con l’AIC decisi di andare a Milano a ritirarlo. Fu una grande soddisfazione, perché ho ricevuto i complimenti da Totti, Ronaldo e Kakà. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è che mio padre non ha potuto vederlo".
Quali sono gli attaccanti che le piacciono di più in questo momento?
"Mi piace molto Lapadula, ma non è la prima volta che lo dico e sono contento per la convocazione col Perù. Lukaku è molto forte, probabilmente è il più forte della Serie A ora, perché gioca per fare gol e per i compagni: questo è fondamentale per una squadra. Un altro grande giocatore è Zapata, che è cresciuto tantissimo: ha una forza incredibile e si è affinato anche tecnicamente. Se andiamo fuori dall’Italia Lewandowski è il top mentre se volessimo scegliere uno bello da vedere, esteticamente, non potrei non dire Dzeko".
Quali sono i progetti di Zampagna per il prossimo futuro?
"Mi piacerebbe allenare con un progetto serio. Anche in Serie D. Mi piacerebbe allenare tra i professionisti perché la gavetta l’ho fatta ma mi siederei a parlare con chiunque avesse un progetto chiaro e, come ho già detto, serio".