Rezza: “La ripresa della Serie A? Il calcio non è a rischio zero”
Calcio sì o calcio no? Il Governo ha preso tempo rimandando la decisione sulla ripresa degli allenamenti per i club di Serie A che hanno manifestato la volontà di tornare a giocare concludendo il campionato. Nel suo intervento odierno il direttore di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità Giovanni Rezza, ha parlato di un eventuale ritorno in campo, sottolinenando l'impossibilità di farlo in condizioni di rischio zero. Una decisione dunque molto difficile da prendere, anche alla luce delle misure di sicurezza necessarie per garantire agli addetti ai lavori per limitare al massimo il rischio di nuovi contagi.
Difficile la scelta di tornare a giocare in Serie A. Il calcio non è a rischio zero
Ci sarà tempo fino al 2 agosto per chiudere il campionato di Serie A, dopo la proroga della Figc. Prima però bisognerà capire se e quando ripartire. Il ministro dello Sport Spadafora ha preso tempo, dopo l'incontro con i vertici del calcio italiano, anche con l'obiettivo di valutare il protocollo con le misure di sicurezza anti-Coronavirus che i calciatori dovrebbero osservare. Sull'argomento è intervenuto Giovanni Rezza direttore di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità che ha evidenziato le difficoltà della situazione: "È una decisione molto difficile da prendere, non mi sembra che ci siano le condizioni per un rischio zero, ma nessuno attività che riprenda è a rischio zero".
Calcio a porte chiuse, e con controlli serrati. Rezza evidenzia come si potrebbe tornare a giocare in Serie A
Quello che è certo è che in caso di ripartenza bisognerà necessariamente farlo a porte chiuse. Il tutto con controlli serrati a tutti gli addetti ai lavori che dovranno di fatto isolarsi completamente dalle loro famiglie: "Far ripartire il calcio dopo la fine del lockdown è una decisione politica. Dal punto di vista tecnico il calcio come altri sport implica un contatto diretto, quindi la necessità di controlli molto stretti su un numero di persone relativamente ampio, anche se non si discute che si giocherà a porte chiuse. Intorno ai calciatori ci saranno 200 persone circa, e i controlli sarebbero in carico delle squadre con scadenze molto strette. Non ho letto il protocollo Figc, non posso dare una opinione in merito, ho solo sentito parlare di un tampone ogni quattro giorni o qualcosa del genere. I giocatori dovrebbero stare isolati rispetto alla comunità e alla famiglia, tutta una serie di norme per ridurre al minimo il rischio di contagio".