Repice si scusa per la radiocronaca su Kvaratskhelia: “Forse ho esagerato, non mi sono trattenuto”
"Impressionante". "Pazzesco". "Così si gioca solo in paradiso". "Sembra un alieno". Khvicha Kvaratskhelia è un'ira di dio. Affonda a sinistra, si sposta a destra, resiste agli urti dei marcatori, attacca la profondità, salta gambe e caviglie, prende spintoni e calci ma resta in piedi, tiene il pallone incollato ai suoi, usa l'esterno per ricamare assist e il piatto/interno collo per disegnare traiettorie impossibili, batte i rigori con freddezza e naturalezza estrema.
Ha la faccia tosta di chi esorcizza la paura con la forza dei suoi numeri e del suo talento. Si aggrappa a quello che ha dentro di sé. Mette il cuore dentro alle scarpe e corre più veloce del vento.
Il "Maradona" impazzisce, la voce di Francesco Repice diventa martellante, coinvolgente, ti regala un sussulto e un brivido di altri tempi, ti porta allo stadio anche se sei a casa, racconta la partita del Napoli contro l'Ajax in Champions League con il sottofondo degli umori della folla. Esaltazione pure, da pelle d'oca.
Dieci reti in due match: la scuola dei ‘lancieri' spazzata via dalla squadra di Luciano Spalletti che ha nel georgiano il suo ‘diamante pazzo'. Brilla e fa brillare, assieme a lui s'accende tutto il Napoli. Lo vedi giocare e ti regala una scarica di adrenalina. È un meccanismo perfetto nel quale s'innesta anche la classe sorprendente del ragazzo venuto dalla Dinamo Batumi, pescato in quella parte di mondo del football dove le luci dei riflettori arrivano fioche fioche.
In radiocronaca Repice si dice estasiato dalle movenze e dalle giocate di Kvicha. Astuzia, spregiudicatezza, capacità di leggere e anticipare le reazioni degli avversari, calzettoni abbassati, capigliatura e modo d'interpretare il calcio lo portano indietro nel tempo. E fa un paragone illustre quando dice che gli ricorda tanto quel "ragazzo di Belfast" che aveva fatto sognare il Manchester United.
Il 7 di Best che nel 77 di Kvara sta due volte, quasi un segno del destino. "A quelli dell'Ajax deve essere venuto il mal di testa… non lo vedono, non riescono a fermarlo in alcun modo", ripete con enfasi a suggello dell'ennesima grande prestazione del georgiano e degli azzurri.
A qualcuno, però, il riferimento all'ex campione dei Red Devils è sembrato eccessivo, provocato dall'esaltazione del momento. In un video messaggio su Instagram Repice ha precisato alcune cose, chiarendo che non si trattava di frasi artefatte ma di un sentimento che gli è sgorgato da dentro nell'assistere a quello spettacolo.
"Lo so che forse in radiocronaca al Maradona ho esagerato – le parole del giornalista -, ma è uscita dal cuore". Poi, però, davvero non ce la fa e ribadisce quel che gli è rimasto stampato in testa e ha raccontato alla sua maniera. "Chiedo scusa a chi non è d'accordo ma ripensandoci tutta la notte io più vedo quel ragazzo con la maglia numero 77 coi calzettoni abbassati e quella capigliatura un po' così più mi viene in mente un ragazzo di Belfast (Best, ndr), non ci posso fare nulla. Per me non è un giocatore normale, è un'altra roba".