Una volta finito lo spettacolo tra Real Madrid e Manchester City nella semifinale di Champions League (un trepidante 6-5 complessivo tra andata e ritorno), l’opinionismo italico (a cui fieramente apparteniamo in tanti, quasi tutti ormai) ha subito fatto emergere dalle acque isole come sempre senza ponti che le potesse connettere. Da una parte c’era l’isola un po’ misantropica del “sono andato a letto dopo il secondo svarione difensivo”, dall’altra quella sciovinista dell’“in Italia tutto questo non sarebbe nemmeno pensabile”. Lontano c’erano poi i sognatori del “calcio del futuro” e le anime belle (cit. Arpino) del “così si gioca solo nel Paradiso dello shopping”. Tra tante belle e vorticose voci, una parola è entrata in cloud con le altre principali e semplicemente denotative: Superlega.
In altre parole questa partita è l’esempio perfetto di come la Superlega potrebbe far diventare il calcio internazionale uno spettacolo vero e costante (e sostenibile economicamente) e non un’estenuante attesa dei quarti di finale per vedere finalmente una partita decente. Chi parteggiava per questo pensiero diceva che mettere in una sola pentola tutte le squadre migliori al mondo serve proprio a creare tanti eventi di qualità, con attori di livello eccelso e registi che dovranno trovare ogni volta una chiave nuova per stupire e vincere. Real Madrid-Manchester City è stata quindi la copertina del calcio traslucido e in 10K che ci meritiamo da ora in avanti. La coolness amici, servita in calici ogni mercoledì (o martedì, a scelta).
Ci sono altri però, che vivono su altre isole, magari meno affascinanti e sognanti, ma con paesaggi che meritano il biglietto di andata. Per loro la Superlega servirebbe proprio a mettere in pausa l’ipotalamo, rendendolo innocuo e non scaricatore di adrenalina come ha fatto a fiumi durante questo duello. L’evento si crea, capita o cade dal cielo. Nessuno lo sa prima che accada. Anche quelli che sbafano le prevendite sui media, pensando che basti.
L’evento è un mosaico in cui i tasselli di scarsità, novità, eccezionalità, unicità, singolarità sono anche più luminosi di quelli di grandezza, bravura, talento e potenza (economica e mediatica). Per fare un evento ci vuole un albero, ma un albero solo, se si pianta una foresta di alberi meravigliosi stranamente si fa poca ombra. Caricarci ogni settimana dell’incombenza di assistere a un Liverpool-Barcellona, un per l’appunto Manchester City-Real Madrid o uno Juve-Manchester United serve solo a creare un giardino stracolmo di fiori, in cui è impossibile isolare i fiori più belli. Dove tutto splende, niente brilla. È illuminotecnica, bellezza.
Creare poi un mondo calcistico iperprotosupercapitalistico per combattere la UEFA perché è un ente capitalistico che mira al guadagno brutto, sporco e istantaneo, mi sembra come irrigare a mercurio un campo di grano che già dà poche spighe. Real Madrid-Manchester City è stato uno spettacolo calcistico perché non sapremo quando ne accadrà uno simile e la Superlega, al netto di decine di altre cose che non convincono, distruggerebbe proprio questa unicità che ci fa ancora sedere sul divano e guardare qualcosa che sarebbe meglio non perdersi adesso, proprio adesso.
Con Ludovico di Ferrara (anche se nato e pasciuto a Reggio Emilia), c’è da dire: “Natura il fece, e poi ruppe lo stampo”. Stampare in serie Real-City fa perdere l’aura. Questo invece lo ha detto Walter di Berlino e lui aveva capito tutto.