Radu scoppia a piangere in campo, i compagni lo salvano dalle telecamere: “Andate via!”
Il momento della ribalta, lungamente sognato dal 24enne Ionut Radu dopo due anni di panchina all'Inter alle spalle del titolarissimo Handanovic, si è trasformato nel peggior incubo per il portiere rumeno, autore di una tragica papera che ha consegnato su un piatto d'argento al Bologna la vittoria per 2-1 nel recupero del match rinviato il giorno dell'Epifania. Un errore tanto marchiano – un liscio totale su un retropassaggio innocuo direttamente da rimessa laterale di Perisic, col pallone poi facilmente insaccato da Sansone sulla linea di porta – quanto potenzialmente mortifero per le speranze di Scudetto dei nerazzurri: la squadra di Inzaghi resta seconda a due punti dal Milan, ma in realtà le lunghezze sono tre, visto che in caso di arrivo a pari punti il titolo andrebbe ai rossoneri che hanno gli scontri diretti a favore.
Il destino segue percorsi strani, può succedere che una diagnosi di "contrattura dell'obliquo esterno dell'addome" – quella che nel pomeriggio ha fermato Samir Handanovic – si trasformi in uno dei momenti chiave del campionato 2021/22, perché se è vero che la controprova non esiste è davvero difficile pensare che l'esperto portiere sloveno, il meno battuto della Serie A, avrebbe commesso la topica che ha trasformato Radu prima in una statua di marmo e poi in un ragazzo su cui era caduto il mondo addosso. "Radu ha sbagliato come posso sbagliare io o possono sbagliare gli altri giocatori", abbozza la difesa d'ufficio Inzaghi nel dopo partita, ma la mazzata sulla squadra è durissima, quella sulla testa del ragazzo devastante.
Piange Radu al fischio finale, non riesce davvero a trattenere le lacrime, i metri che lo separano dal tunnel che porta agli spogliatoi del Dall'Ara sono altrettante stazioni di una via crucis trasmessa in mondovisione. Piange perchè capisce che ha deluso l'allenatore, i compagni e i tifosi, piange perché sa che il 27 aprile 2022 è un giorno che segnerà un prima e un dopo nella sua carriera. Ma se è vero che nella sconfitta si vedono gli uomini, l'Inter dimostra di avere uno spogliatoio di alto livello: Radu piange e le telecamere lo cercano per raccoglierne le emozioni, allora Correa accelera il passo per affiancarlo, Dumfries si piazza davanti alla telecamera per oscurarne la visuale e invita con un gesto ad andare via. Accorre anche Cordaz, terzo portiere che sa bene cosa ha nell'animo il giovane rumeno: anche lui lo copre alla vista, lo avvolge in un abbraccio di umana pietà. Essere squadra, nella buona e nella cattiva sorte, è questo. Essere uomini è questo. "Il neo è non aver fatto il secondo gol, avevamo l'inerzia della partita", spiega Inzaghi. Sarà una lunga notte, per tutti.