Questa Nazionale può vincere l’Europeo 2020? Ecco a che punto è l’Italia di Mancini
La qualificazione a Euro 2020 come prima classificata in un girone effettivamente modesto rappresenta il primo risultato della gestione Mancini. Il record eguagliato di nove vittorie di fila, pur nella diversità di percorso rispetto all'Italia di Pozzo che in quei nove successi comprendeva il secondo titolo mondiale consecutivo nel 1938, rappresentano un evidente cambio di passo anche rispetto al passato recente. Non troppo tempo fa, nella gestione Ventura, l'Italia soffriva e rischiava anche contro Malta. Gli aspetti positivi, i progressi, ci sono e non si possono negare. Ma la luce dei risultati non può oscurare una serie di elementi da mettere ancora a posto per essere davvero competitivi all'Europeo del 2020, quando il livello della competizione si alzerà.
Cosa va nell'Italia di Mancini
Il ct Mancini è sicuramente riuscito a ricreare uno spirito di gruppo che in azzurro negli ultimi anni si era un po' perso. Uno spirito che parte proprio dal tecnico che dal primo giorno ha mostrato l'entusiasmo per un incarico che ha vissuto come una forma di riscatto per non essere riuscito a dare quanto avrebbe voluto in nazionale da giocatore.
Spirito di squadra
“Ogni volta che ci ritroviamo, è come se stessimo insieme ogni giorno. Noi diamo tutto in campo e Mancini ci fa staccare due ore con la testa quando si può" ha detto Bonucci, decimo azzurro con più presenze di sempre, in conferenza stampa prima della sfida contro il Liechtenstein. “Mancini ha creato un grande gruppo e, dopo la partita con l'Ucraina, ci ha dato un gioco offensivo e fatto di pressing, che ha fatto innamorare di nuovo gli italiani” ha sottolineato Immobile prima della partita con la Grecia. “Lo devo ringraziare anche perché mi ha aspettato nei momenti in cui non giocavo al meglio”.
Centrocampo di qualità
Il gioco offensivo passa per un centrocampo con più qualità. Il trio titolare che ha in mente Mancini, come ha fatto capire in queste ultime partite, vede Jorginho playmaker con Barella e Verratti mezzali. Per ora, Sensi è l'uomo in più, il quarto della lista che ha scalato subito le gerarchie nel centrocampo di Conte. Mancini lo conosce bene, l'aveva notato già ai tempi del Sassuolo, e l'intesa con Barella nel centrocampo dell'Inter può sicuramente tradursi positivamente anche in nazionale. In prospettiva, c'è da considerare l'inserimento di Zaniolo, che può giocare da mezzala di possesso o da ala.
Abbondanza di scelte
Le opzioni a centrocampo e la presenza di calciatori polivalenti rappresentano lo specchio più generale di un'abbondanza di scelte. Sensi, infatti, è uno dei centrocampisti migliori della Serie A, e in difesa le alternative non mancano: Acerbi ha dimostrato che può sostituire bene l'infortunato Chiellini e a sinistra, dove il tecnico schiera un terzino dalle caratteristiche molto offensiva, può contare su Luca Pellegrini, Spinazzola, tra i più convincenti anche nel sonnolento primo tempo contro la Grecia, o Emerson Palmieri. L'idea è di formare una difesa che di fatto imposti a tre con il terzino destro, spesso D'Ambrosio, che scala come terzo centrale
Dove l'Italia deve migliorare
A un certo punto, tuttavia, soprattutto in una difesa “a tre e mezzo” in cui l'integrazione tra le parti diventa decisiva, servirà una scelta chiara sui due terzini titolari.
Individuare i terzini titolari
“Ci sono giocatori che possono ricoprire più ruoli, in ottica Europeo questo è un piccolo vantaggio. Però il gruppo è pressappoco formato, possono ballare due-tre giocatori, forse. Poi se esce qualcuno all'improvviso vediamo, ma chi andrà all'Europeo è qui. A sinistra, in difesa, siamo semmai un po' corti: Emerson è fuori, Spinazzola ha giocato le ultime due, Biraghi torna e sta giocando poco” ha detto Mancini prima di Italia-Grecia. Perché devono integrarsi bene, devono muoversi l'uno in relazione alle intenzioni dell'altro e cambiare gli interpreti non facilita la resa.
Trovare un blocco identificativo
E' il lato oscuro della luna, l'effetto collaterale che si scorge dietro la moltiplicazione delle opportunità di scelta. E' vero, come ha sottolineato Repubblica, che il ct Mancini ha di fatto almeno due opzioni tra cui scegliere per ogni ruolo. Potrebbe schierare due nazionali diverse. Dov'è il problema? Che tra le due nazionali la differenza di valori sarebbe minima. Manca una formazione di sostanzialmente intoccabili, una squadra di top player internazionali. C'è un livello medio di livello buono e indubbiamente diffuso, ma sembrano mancare i calciatori che riescano a spiccare sugli altri, che possano diventare un punto di riferimento anche per i compagni nei momenti difficili.
Alzare con più costanza la velocità della manovra
Il 4-3-3 con istruzioni individuali più semplici, come inevitabilmente accade in nazionale, la tendenza di Mancini a lasciare più creatività e libertà di pensiero ai tre attaccanti sta permettendo finora a Insigne e Bernardeschi di esprimersi anche meglio di quanto stiano facendo nelle rispettive squadre di club. Ma anche in questo caso, la combinazione di un tridente con attaccanti esterni creativi che tagliano verso il centro e coprono meno rischia di sbilanciare la squadra. Due i possibili elementi critici. Da un lato una minore ampiezza che può rendere meno fluida la manovra e complicare l'apertura degli spazi contro difese molto chiuse, come si è visto all'Olimpico contro la Grecia. La lentezza della manovra, poi, con un centrocampo di proposta aumenta i rischi di essere esposti fra le linee, e la parte centrale della sfida contro la Bosnia lo conferma.
Manca un centravanti che sia decisivo in Europa
Tra i giocatori in attività, il miglior realizzatore della nazionale non è un attaccante ma Daniele De Rossi. L'alternanza tra Belotti e Immobile consente a Mancini di schierare un attaccante più associativo, come il centravanti della Lazio che contro l'Armenia è tornato al gol dopo due anni, e una punta con diverse caratteristiche nella gestione della profondità come Belotti. “Siamo ancora delusi (per la mancata qualificazione al Mondiale” ha detto Immobile, “ma dobbiamo trasformare quella delusione in rabbia da usare in campo per raggiungere l’obiettivo che i tifosi ci chiedono: fare bene all'Europeo, vincerlo e regalare una gioia a quei tifosi ancora delusi”.