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Quel momento della Serie A in cui la Juventus vince senza giocare

La giornata di Serie A che si è conclusa con i passi falsi di Inter e Lazio, la prima dopo la ripresa, ha restituito il quadro di un campionato che soltanto la Juventus può perdere. Il passaggio alle cinque sostituzioni ha reso ancora più importante il gap tra la rosa profonda dei bianconeri e quella delle inseguitrici.
A cura di Sergio Chesi
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La giornata migliore vissuta dalla Juventus da quando è ripartita la giostra del calcio è quella in cui non è neanche scesa in campo. A dire il vero l'aveva già fatto lunedì, portando a casa una vittoria preziosa nella delicata trasferta di Bologna, mettendosi in condizione di piazzarsi idealmente sul divano nella serata di mercoledì e attendere i passi falsi di Inter e Lazio. Si sono puntualmente materializzati, forse oltre ogni aspettativa su versante bianconero: perché se era lecito attendersi una gara difficile per i biancocelesti in casa dell'Atalanta, si pensava ad un compito più agevole per Conte e i suoi contro il Sassuolo.

Per certi versi è la prima, efficace istantanea dello strano finale di campionato a cui stiamo assistendo: caldo, compresso, condizionato. Un percorso che è solo alle sue prime battute eppure vede già emergere, preponderante e decisivo, l'aspetto atletico. Tra chi è già stanco e chi ne ha di più, chi ha i cambi contati e chi la panchina lunga. In questo senso la possibilità di effettuare cinque sostituzioni sta già facendo la differenza, perché amplifica valori e distanze già presenti in partenza.

Proprio nell'ambito della volata Scudetto, negli ultimi tre giorni, è balzato all'occhio questo aspetto. Per quanto lontana dagli standard di gioco attesi e pretesi, la Juventus l'organico più profondo e attrezzato del campionato. Non lo scopriamo certo oggi, ma i cinque cambi rendono ancora più eclatante il gap con chi insegue. A Bologna – nonostante le defezioni di Chiellini, Demiral, Alex Sandro, Khedira e Higuain – Sarri ha schierato una formazione semi-titolare e ha inserito a gara in corso Danilo, Ramsey, Matuidi e Douglas Costa. Abbondanza di scelta in panchina ovunque si voltasse, per il tecnico toscano.

La Lazio, alla sua prima partita dopo la ripresa, è partita forte e si è sgonfiata alla distanza, vistosamente calata sul piano fisico al cospetto di un'Atalanta molto più esuberante. Simone Inzaghi, senza Luiz Felipe, Marusic, Lucas Leiva e Lulic, è stato costretto a pescare dalla panchina dei co-titolari come Caicedo e Parolo, ma anche Bastos, André Anderson e Lukaku. Evidentemente un gradino sotto rispetto ai titolari.

Discorso analogo per l'Inter, in piena emergenza a centrocampo per le assenze di Brozovic, Sensi e Vecino. Più che le sostituzioni (tra cui l'ingresso in campo del giovane Agoumé) sono state le scelte di formazione a dare la misura di quanto Conte stia ancora pagando lo scotto di una rosa spaccata tra prime e seconde linee: Ranocchia e Gagliardini, due delle novità di formazione, sono stati tra i peggiori in campo con errori decisivi ai fini del risultato.

È la fotografia di una singola giornata di campionato, ma proiettata sulle restanti 11 ancora da disputare traccia i contorni – come accade ciclicamente ormai da diversi anni – di un campionato che soltanto la Juventus può per perdere. E rischia di vincere anche senza giocare.

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Giornalista sportivo, caporedattore di Fanpage.it con delega all'area Sport. Tra le esperienze precedenti, ho ricoperto il ruolo da direttore di Goal.com, network di informazione calcistica del gruppo DAZN.
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