La giornata migliore vissuta dalla Juventus da quando è ripartita la giostra del calcio è quella in cui non è neanche scesa in campo. A dire il vero l'aveva già fatto lunedì, portando a casa una vittoria preziosa nella delicata trasferta di Bologna, mettendosi in condizione di piazzarsi idealmente sul divano nella serata di mercoledì e attendere i passi falsi di Inter e Lazio. Si sono puntualmente materializzati, forse oltre ogni aspettativa su versante bianconero: perché se era lecito attendersi una gara difficile per i biancocelesti in casa dell'Atalanta, si pensava ad un compito più agevole per Conte e i suoi contro il Sassuolo.
Per certi versi è la prima, efficace istantanea dello strano finale di campionato a cui stiamo assistendo: caldo, compresso, condizionato. Un percorso che è solo alle sue prime battute eppure vede già emergere, preponderante e decisivo, l'aspetto atletico. Tra chi è già stanco e chi ne ha di più, chi ha i cambi contati e chi la panchina lunga. In questo senso la possibilità di effettuare cinque sostituzioni sta già facendo la differenza, perché amplifica valori e distanze già presenti in partenza.
Proprio nell'ambito della volata Scudetto, negli ultimi tre giorni, è balzato all'occhio questo aspetto. Per quanto lontana dagli standard di gioco attesi e pretesi, la Juventus l'organico più profondo e attrezzato del campionato. Non lo scopriamo certo oggi, ma i cinque cambi rendono ancora più eclatante il gap con chi insegue. A Bologna – nonostante le defezioni di Chiellini, Demiral, Alex Sandro, Khedira e Higuain – Sarri ha schierato una formazione semi-titolare e ha inserito a gara in corso Danilo, Ramsey, Matuidi e Douglas Costa. Abbondanza di scelta in panchina ovunque si voltasse, per il tecnico toscano.
La Lazio, alla sua prima partita dopo la ripresa, è partita forte e si è sgonfiata alla distanza, vistosamente calata sul piano fisico al cospetto di un'Atalanta molto più esuberante. Simone Inzaghi, senza Luiz Felipe, Marusic, Lucas Leiva e Lulic, è stato costretto a pescare dalla panchina dei co-titolari come Caicedo e Parolo, ma anche Bastos, André Anderson e Lukaku. Evidentemente un gradino sotto rispetto ai titolari.
Discorso analogo per l'Inter, in piena emergenza a centrocampo per le assenze di Brozovic, Sensi e Vecino. Più che le sostituzioni (tra cui l'ingresso in campo del giovane Agoumé) sono state le scelte di formazione a dare la misura di quanto Conte stia ancora pagando lo scotto di una rosa spaccata tra prime e seconde linee: Ranocchia e Gagliardini, due delle novità di formazione, sono stati tra i peggiori in campo con errori decisivi ai fini del risultato.
È la fotografia di una singola giornata di campionato, ma proiettata sulle restanti 11 ancora da disputare traccia i contorni – come accade ciclicamente ormai da diversi anni – di un campionato che soltanto la Juventus può per perdere. E rischia di vincere anche senza giocare.